Molte iniziative di condivisione sono alla nostra portata: sviluppare reti di assistenza reciproca; suscitare gemellaggi fra città, fra villaggi, fra parrocchie, per aiutare coloro che sono nel bisogno…
Barbara (Cile) viene dalla diocesi di Concepción, dove ogni estate i giovani provenienti da diversi decanati e parrocchie animano delle «missioni rurali».
Ogni parrocchia si prende l’impegno di visitare per due estati uno specifico settore della regione. Queste aree sono lontane dalla città; alcuni degli abitanti vivono nei campi, la loro attività principale è l’agricoltura, e non hanno ancora l’acqua corrente né l’elettricità. Anche se tutte le famiglie si conoscono, le case sono molto distanti, le strade sono precarie e la gente va a piedi, a cavallo o in bicicletta. La chiesa più vicina è lontana da queste famiglie, che hanno creato alcune piccole cappelle. Ma a causa della distanza e della mancanza di tempo, un sacerdote celebra l’Eucaristia solo una volta al mese.
È questa la realtà che ho scoperto con la mia comunità parrocchiale visitando le famiglie di questa regione. Ci siamo preparati per tempo per organizzare l’istruzione religiosa per i bambini e gli adulti. Giorno dopo giorno, abbiamo visitato le famiglie la mattina e abbiamo vissuto momenti di condivisione su temi religiosi nel pomeriggio.
Sono stata sorpresa di vedere quanto le persone aspettavano la nostra visita, come ci hanno accolto con affetto e sempre con qualcosa da condividere. Ho pensato che avrei avuto molto da dare, ma alla fine ho ricevuto molto di più. Ho incontrato una signora anziana che vive in grande solitudine. Ha trascorso la sua intera vita a prendersi cura dei suoi genitori; quando sono morti è stata lasciata completamente sola. Viveva in una casetta; i vicini più prossimi erano ad alcuni chilometri di distanza. La prima volta che l’ho visitata mi ha chiesto di guardare il suo libro delle preghiere; mi ha spiegato che ogni giorno prendeva un testo della Bibbia e poi prendeva un versetto per scrivere la sua preghiera. Quando ho iniziato a leggere il suo libro, ho scoperto che ha ringraziato Dio per ogni piccolo evento quotidiano.
È incredibile, ma quando chiami fratello uno sconosciuto, Dio stesso viene nel tuo cammino. Piccoli gesti, che spesso sembrano essere quasi privi di significato, ci aiutano in questo modo a seminare speranza, e a vedere che ci sono sempre cose per le quali possiamo ringraziare Dio.
... muoversi per capire dal di dentro culture e situazioni umane diverse…
Amanda (Svezia) ha partecipato al recente incontro a Manila.
Mi piace viaggiare. Mi piace incontrare persone che vogliono condividere per un po’ la loro vita. Vedere come vivono le persone, vedere come sono diverse e allo stesso tempo uguali le nostre vite. Condividere la vita quotidiana di qualcun altro è un dono, soprattutto quando proveniamo da diversi percorsi di vita.
Ho partecipato all’incontro di Taizé nelle Filippine, e mi sono sentita in qualche modo più a casa nelle Filippine di quanto mi sia mai capitato in Svezia. Nel mio liceo con 1400 studenti, eravamo circa 25 che dicevamo di essere credenti, che avevamo una fede. Nelle Filippine ci sono ovunque segni che dicono: "Gesù ti ama!" e "Crediamo in Dio", e questo è stato per me sorprendente da vedere, un paese che vive nella fede!
Quello che ho provato durante i miei viaggi è un po’ simile alla sensazione che si può provare durante una settimana a Taizé. Le persone sono aperte, realmente interessate a quello che hai da dire e a chi sei. Si tratta solo di vivere i momenti offerti. Riunire persone provenienti da contesti diversi crea un luogo concreto per la crescita della fede e della personalità. Visitare diversi paesi, nello spirito di Taizé, ti convince che ogni rapporto su cui si è disposti ad investire contribuisce a costruire un mondo migliore.
...utilizzare consapevolmente le nuove tecnologie per creare dei legami di sostegno...
Guna Anna (Lettonia) sta cercando di conciliare la sua fede e le sue responsabilità professionali.
Ringrazio Dio per tutto quello che ci dà, per avermi aiutata a pormi queste domande così difficili qualche tempo fa: devo continuare ad utilizzare i doni che Dio mi ha fatto per dare impulso al già fiorente capitalismo, per essere schiavo della mia forza di volontà e degli obiettivi materiali, per diventare un "milionario"? Oppure potrei usare le mie doti e la mia esperienza con le tecniche di comunicazione del ventunesimo secolo nella mia parrocchia, per connettere, riconnettere e diffondere la Parola più lontano e più profondamente di prima. Come vivere senza passare i miei giorni in un bell’ufficio,in importanti riunioni strategiche,in scambi di idee, in feste, sentendomi ed essendo una "importante” donna d’affari, come vivere con meno di quello che ho già? Grazie a Dio, "meno è di più".
Dopo aver preso questa decisione e cambiato radicalmente la mia vita, so per certo: “meno ho, più ho da condividere”. Un uomo raccoglie ciò che semina, giusto? Grazie ancora una volta a Dio per avermi mostrato dove seminare usando i doni che mi ha dato.