TAIZÉ

Porto, febbraio 2010

Un pellegrinaggio “alle sorgenti della gioia”

 
Dal 13 al 16 febbraio, un «incontro iberico» ha riunito a Porto, in Portogallo, sei mila partecipanti. Giovani di venticinque nazionalità vi hanno partecipato. La preghiera si è svolta in uno stadio e in cinque chiese della città. Frère Alois, arrivando dal Vietnam, ha letto ogni sera una meditazione che proseguiva la riflessione degli incontri di Poznan e di Manila. Ecco qualche immagine di questo raduno pubblicate da un giornale diocesano.

Durante quattro giorni ho camminato. Un “pellegrinaggio di fiducia sulla terra” che si svolgeva a Porto. Durante quattro giorni, ho camminato, non verso un santuario materiale, ma verso un santuario spirituale, “alle sorgenti della gioia”. I piccoli sentieri erano rimpiazzati da linee della metropolitana, gli alberghi dalla casa della famiglia Dias a Lavadores, il picnic preso dalla borsa dal pasto distribuito allo stadio del Dragon; ma l’essenziale del pellegrinaggio è rimasto intatto e anche vivo come quando uso le mie scarpe da marcia che divorano l’asfalto fino a Fatima o a Santiago; il desiderio di camminare verso la “coscienza, il santuario dove l’Uomo è solo con Dio".

Il pellegrinaggio è un avvenimento per coloro che lo fanno, per coloro che osano uscire e rischiare la sfida ma anche per coloro che ricevono gli altri e, in questo caso, ricevono molto di più. Migliaia di giovani pellegrini hanno raggiunto migliaia di persone che hanno accettato di aprire le loro case a degli estranei. Hanno condiviso di più, molto di più, dei loro beni, hanno condiviso la loro vita, le loro convinzioni, le loro speranze. È stato un pellegrinaggio che ogni giovane ha fatto fino al santuario di ciascuna famiglia. Al santuario della bontà umana, al santuario della fiducia in Dio e negli altri, senza garanzie che certe cose non potessero andare male ma con la certezza che certe cose sarebbero andate bene.

Ma qual è questa gioia? Qual è questa follia che ci motiva?

Quello che ci motiva, è la certezza che l’amore di Dio dà senso al nostro lavoro ed alla nostra fatica, ciò che ci motiva, è la possibilità di far sorridere qualcuno, ciò che ci motiva, è il nostro viso bagnato di lacrime perché il sorriso non è abbastanza forte per esprimere la gioia e perché le risate sono troppo banali per qualcosa di così sublime. È questo che ci dà la certezza che, qualsiasi cosa succeda, il cammino verso Dio è la semplicità e che il solo sentimento che appartiene all’uomo è l’amore in tutte le sue manifestazioni.

Come in tutti i pellegrinaggi, in noi rimane il segno di coloro che ci hanno colpito durante il cammino e con i quali abbiamo creato dei legami; resta in noi il desiderio di ripartire, sicuri che ogni tappa, anche se ancora lontana dall’obiettivo, è una specie di passaggio che ci assicura che siamo nella giusta direzione, quella di Dio.

Nuno Folgado, O Distrito de Portalegre

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18 febbraio 2010
Ultimo aggiornamento: 1 marzo 2010