Ancora una volta, i giovani della Croazia sono stati straordinariamente numerosi all’incontro europeo di Rotterdam. Per andare a quell’incontro non hanno aspettato che qualcun altro organizzasse il viaggio per loro. In parrocchia, a scuola, fra amici, se ne è parlato, sono stati fatti degli incontri di preparazione e trovata la società di noleggio pullman meno cara.
Ogni volta che vado a visitarli, in questo bel paese fra la pianura della Pannonia ed il mare Adriatico, sono colpito di vedere quanti giovani sono in Chiesa, anche nei giorni feriali, Nel 2006, l’incontro europeo dei giovani ebbe luogo a Zagabria, capitale della Croazia.
Eppure i responsabili della Chiesa si domandano sempre di più: “Cosa possiamo fare per i giovani? Dobbiamo trovare nuove strade!”
A Osijek, nel nord-est del paese, nessuno si ricorda da quanti anni esiste la preghiera del mercoledì sera: “Saranno almeno vent’anni!” Periodicamente una nuova generazione da il cambio. Anche il vescovo ne aveva sentito parlare quando era ancora studente. Quando gli ho scritto che sarei stato presente alla preghiera all’inizio di febbraio, ha risposto subito che anche lui sarebbe venuto e, dopo una giornata faticosa, ha fatto trenta chilometri in macchina per raggiungerci.
L’estate scorsa, lo stesso vescovo non ha esitato a fare venti ore di viaggio in pullman con i giovani per passare una settimana a Taizé. Ogni tentativo di proporgli un viaggio un po’ più confortevole è stato vano: “Voglio vedere con i miei occhi ciò che i giovani fanno a Taizé, per questo devo partecipare al pellegrinaggio fin dall’inizio.” Al ritorno, la domenica seguente, il viaggio in pullman ha permesso di ascoltare i racconti di ciascuno, in modo così avvincente che anche i più timidi sono riusciti a parlare al microfono, il vescovo nel gruppo degli adulti aveva lavato le stoviglie per tutta la settimana.
Andandoli a trovare, avrei dovuto risvegliare un po’ di nostalgia, ascoltare i bei ricordi di una settimana in Borgogna, per alcuni “la più bella settimana della mia vita”? Vedendoli ammucchiati nella loro piccola chiesa, seduti per terra, riuniti insieme per cantare, pregare e fare silenzio, mi sono detto: hanno capito che si tratta di qualcosa di più. Hanno scoperto qualcosa che vogliono condividere con gli altri nel loro piccolo villaggio in Slavonia. Hanno scoperto che possono contribuire alla vita della loro parrocchia, della loro comunità locale. Alcuni adulti rimanevano dietro di loro: “Hanno paura di disturbare”, diceva il curato. Ma erano attirati dalla bellezza dei canti. E il silenzio dei giovani sembrava loro inverosimile.