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Jaffa (Joppé)
Arrivo in piena notte, dopo qualche ora di riposo in una casa di ospitalità francescana a Giaffa, a pochi metri dal luogo in cui l’Apostolo Pietro ha avuto la sua visione (vedi Atti 10, 9-16) mentre alloggiava nella casa di Simone il conciatore. E’ qui che la Chiesa ha iniziato a cogliere la sua chiamata all’universalità. Non è difficile immaginare Pietro su una di queste terrazze che guardano il mare, che richiamano ad una visione ampia ed universale.
Il giorno stesso viaggio verso Nazareth. Ricevo una calorosa accoglienza da una famiglia di questa città. Nel corso degli anni, l’intera famiglia è passata per Taizé: il padre – ora deceduto – la madre, i tre fratelli e la sorella con i suoi bambini. La sera ci ritroviamo, una trentina di persone, per una preghiera con i canti di Taizé presso i Piccoli fratelli di Gesù. ll Beato Charles de Foucauld ha trascorso un anno in questa comunità. Questa preghiera si tiene una volta al mese. Il giorno seguente ci incontamo di nuovo per una condivisione bibblica sulla prima beatitudine: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”.
Gruppo di cinesi in preghiera davanti alla chiesa chiusa di Nain
Nain, a 15 minuti da Nazareth. Desideravo vedere il luogo in cui San Luca, al cap. 7, mostra la compassione di Cristo per la sofferenza umana. Troviamo una chiesa chiusa, immondizia ovunque, nel cortile si respira un odore strano. Ci siamo solo io e Sammy, un giovane di Nazareth che mi ha portato a Nain con la sua vecchia auto. Improvvisamente arriva un autobus e scendono una quarantina di cinesi. La capo-gruppo legge il testo dal Vangelo di Luca sul miracolo di Gesù a Nain e ne da un breve commento. Quando ha terminato, mi sento spinto a salutarla. Spalanca gli occhi quando le dico che vengo da Taizé. Conosce diversi fratelli e molte persone del suo gruppo sono venute da noi. Su sua richiesta, dico qualche parola su Nain, poi le chiedo se è possibile cantare un canto di Taizé. Intono "Bless the Lord" e con mia grande sorpresa viene cantato da tutto il gruppo. Anche i quaranta cinesi, senza eccezione, cantano con tutto il cuore, ma in cinese. E’ davvero un bel momento.
A Gerusalemme ricevo una bella accoglienza nella casa della comunità cattolica in lingua ebraica, situata in via Rav Cook, a cinque minuti dal centro storico. Qui si cerca di vivere un cristianesimo integrato nella cultura locale e non viene richiesto alcun sforzo per esprimersi e pregare in ebraico. Ogni 15 giorni nella cappella della comunità si tiene una preghiera con i canti di Taizé. Ciò accadrà anche stasera. Tra i partecipanti ci sono un rabbino ed alcuni giovani ebrei nostri amici. Riconosco Reut, che ha portato il suo fidanzato. E’ la prima volta che partecipa ad una preghiera cristiana. Li ritroverò entrambi alcuni giorni dopo nella sinagoga di questo stesso rabbino, per una preghiera seguita da un pranzo per il “sabbat”.
Il giorno seguente, dopo la messa a Ein Karem (il lougo della Visitazione) e un interessante scambio con le suore di Sion, mi trovo nuovamente a Gerusalemme, per una preghiera con canti di Taizé in una chiesa luterana, a pochi passi dal Santo Sepolcro. Vi partecipano molti giovani, in particolare tedeschi che svologono il volontariato in Israele. C’è anche l’abate di Abu Gosh e la priora Madre Ignazia. Resto molto toccato nel veder arrivare anche l’arcivescovo armeno, accompagnato da un prete che canta splendidamente le beatitudini nella sua lingua. Protestanti, ortodossi e cattolici si sono ritrovati qui tutti assieme. Il Rettore della chiesa luterana ha preparato molto bene la preghiera. Piccoli manifesti gialli erano visibili un po’ ovunque nella città vecchia per annunciarla. Alcune candele disposte sul pavimento disegnano una croce. Avevamo previsto al massimo una cinquantina di persone. Invece siamo più di cento, un numero che non corrisponde alle pervisoni fatte dal Rettore per preparare il pasto. Mi aveva chiesto: "Che cosa faremo se saremo di più?". E io gli avevo risposto: "Rideremo e condivideremo ciò che abbiamo". Ciò è effettivamente accaduto. E ci sono stati pure degli avanzi!
Mi reco in visita a Beit Sahour (il Campo dei pastori), che fa parte del Comune di Betlemme. Padre Aziz mi saluta calorosamente. Ha tradotto i canti di Taizé in arabo dopo una visita sulla collina con un gruppo di cristiani palestinesi. Ci ritroviamo in una parrocchia per un momento di preghiera con alcuni giovani. Il giorno successivo, durante la messa domenicale che segna l’inizio dell’Avvento, mi chiede una breve testimonianza; il luogo e il tempo liturgico mi ispirano a fare un breve commento su queste parole di frère Roger: "Se ciascuno dei nostri giorni fosse come una vigilia di Natale... ".
Torno di nuovo a Gerusalemme e visito la cattedrale armena in compagnia dell’Arcivescovo Arvis Shirvanian, che mi ha invitato ad un momento di preghiera con una quarantina di seminaristi armeni che studiano a Gerusalemme. È molto emozionante sentire l’Arcivescovo parlare di San Giacomo, primo vescovo di Gerusalemme, le cui reliquie sono venerate in questo luogo. Non ci sono banchi nella chiesa, sul pavimento sono stesi tappeti di grandi dimensioni, circondati da quattro pilastri. Un tempo gli armeni possedevano molti monasteri a Gerusalemme.
Incontro con dei giovani palestinesi a Beltemme
Torno a Betlemme per incontare un gruppo di giovani palestinesi nel Monastero dell’Emmanuele, dove vivono un dozzina di suore benedettine. Tre di loro, tra le quali la Madre Badessa, sono ancora giovani. Con i palestinesi - alcuni di loro sono venuti a Taizé - impariamo i canti di Taizé in arabo, poi formiamo tre piccoli gruppi per uno scambio su queste parole di frère Roger: "Se la fiducia del cuore è l’inizio di tutto..." Il nostro incontro si conclude con una bella preghiera. Vi partecipano anche alcuni giovani luterani di Beit Jala che sono venuti a Taizé l’anno scorso. Ci risulta difficile ripartire...
Il giorno dopo mi reco all’Università di Betlemme. Partecipo ad un bel momento di scambio con i cappellani universitari. Prende forma il progetto di un viaggio a Taizé con un gruppo di giovani palestinesi. Suor Patricia, una maltese che vive in Palestina da 25 anni, ha già accompagnato altri gruppi a Taizé. Ricorda la grande delusione di questi giovani che arrivano nel nostro villaggio di Taizé e non vi trovano negozi né ristoranti, e la loro graduale scoperta di un’altra gioia, la gioia che viene dalla preghiera e dallo scambio con gli altri. Parliamo anche di un possibile incontro di giovani, anche se lei è modesta, nella zona di Betlemme.
Libano
Eccomi in Libano, dove ero già venuto nel 1982. Ziad ed alcuni amici hanno preparato un programma piuttosto intenso: alcuni incontri in tre università cattoliche, preghiere in varie parrocchie, un incontro con il Patriarca maronita da poco eletto, tre trasmissioni televisive ed infine un’intervista con il più grande quotidiano di Beirut...
Preghiera a Byblos in Libano
Alcuni ricordano la visita di frère Roger nel 1982. E’ il caso di Padre Toufiq, ora responsabile della Pastorale giovanile presso il Patriarcato maronita. Con lui e con altre persone, tra le quali il Segretario Generale del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente, da poco eletto, parliamo di un gruppo di libanesi di diverse confessioni, che potrebbe recarsi in visita a Taizé nel 2012.
Stamattina ho tracorso una mezza giornata alla Notre Dame University di Beirut. Padre Boulos, sacerdote greco-ortodosso, mi ha chiesto di intervenire nel suo corso sul monoteismo. Si tratta di parlare per un’ora di cristianesimo, ricordando l’esperienza di Taizé, agli studenti cristiani e musulmani. Gli studenti si mostrano particolarmente attenti e le loro domande incrementono lo scambio.
Ziad, che è venuto a Taizé più volte durante i suoi studi in Francia, è professore presso la stessa università e vice-decano degli studenti. Ha dato appuntamento a mezzogiorno a tutti coloro che desiderano una preghiera e uno scambio con un fratello di Taizé. Mi aspetto un gruppo molto piccolo. Ma ecco che la grande sala dove si svolge il nostro incontro si riempie di giovani. Sono circa 120. Cristiani e musulmani si ritrovano assieme. Guardiamo il DVD "La vita a Taizé", che poi completo con qualche spiegazione, quindi ha luogo un nuovo interessante scambio con gli studenti.
Mi reco in visita all’Associazione Adyan fondata nel 2008 da Padre Fadi Daou e da Nayla Tabarra. Adyan: la parola "fiducia" ricorre frequentemente nei loro documenti. Vorrebbero costruire la fiducia tra le religioni, tra le culture e tra i popoli. Hanno capito il ruolo centrale dell’istruzione in questo settore e costruiscono degli strumenti in questo senso. Ho un interassente incontro con Nayla Tabarra. Mussulmana, ha trascorso tre giorni con i nostri fratelli in Bangladesh e ne parla con calore. Abbiamo fiducia nel futuro del Libano, quando incontriamo persone di queste qualità e scopriamo le loro iniziative.