TAIZÉ

Meditazione di frère Alois

L’anniversario della morte di frère Roger

 
giovedì 16 agosto 2012

Avete visto che oggi abbiamo messo nel coro della chiesa una icona che noi chiamiamo “l’icona dell’amicizia”. Perché? Lo abbiamo fatto perché proprio oggi è il settimo anniversario della morte di frère Roger, e lui amava molto questa icona, dipinta in Egitto nel VI secolo.

Frère Roger amava questa icona perché essa mostra Cristo che mette il suo braccio sulla spalla del suo amico, questo amico di Cristo che siamo noi tutti. Frère Roger viveva di una certezza: Dio accompagna ogni essere umano, anche coloro che non ne hanno coscienza.

In questa fiducia nella presenza di Dio in ciascuno, trovava una gioia ed una pace che cercava di comunicare agli altri. Ed anche se la ferita della separazione è talvolta ancora viva in noi, non vorremmo mai dimenticare quanto frère Roger è stato portatore di gioia.


A noi fratelli della comunità, frère Roger diceva spesso “Non siamo dei maestri spirituali”. Queste parole non erano un invito a scaricarci della responsabilità pastorale verso tutti coloro che vengono da noi.

Dicendo “Non siamo dei maestri spirituali”, voleva dire questo: non è noi che vorremmo mostrare agli altri ma, come Giovanni Battista, vorremmo, attraverso la nostra vita, mostrare Cristo, preparare la strada che conduce verso di lui. Per questo frère Roger aggiungeva “Siamo soprattutto persone di ascolto”.

La testimonianza che frère Roger ci chiedeva di dare è del tutto simile a quella di Giovanni Battista, il Precursore, in altri termini, quella della semplicità di vita.

Certamente la nostra piccola comunità non pretende di competere con l’ascetismo di Giovanni che viveva nel deserto, vestito di una pelle di animale, nutrendosi di bacche e miele selvatico. Tuttavia frère Roger era molto attento che nella sua vita quotidiana ed in quella di noi fratelli ci fosse una grande semplicità. Questa preoccupazione l’ha avuta fino alla fine della sua vita.

Amava ricordare che a partire dai credenti dei primi tempi, dagli apostoli, Giovanni Battista e la Vergine Maria, che ieri abbiamo festeggiato, c’è stato un invito a vivere in grande semplicità ed a condividere.

Esito un poco ad aggiungere ancora una parola a proposito di Giovanni Battista. Chi lo sa? Forse la morte violenta di frère Roger, la sua gola tagliata, qui in questa chiesa durante la preghiera comune potrebbe essere anche, misteriosamente, il segno di una vicinanza con Giovanni Battista, che anche lui venne decapitato.


Molti non sanno che frère Roger aveva talvolta una natura inquieta. Molto spesso è stata questa inquietudine a renderlo così creativo. Se ha saputo trasmettere la gioia e la fiducia in Dio, è perché queste implicavano un conflitto interiore che era in lui.

Questa inquietudine, lungi dall’immobilizzarlo, determinava in lui una costante riflessione, una coscienza sempre desta. Sempre cercava di concretizzare una intuizione. Sempre, sovente giorno e notte, si preoccupava per gli altri.

Come poteva, tuttavia, ritornare incessantemente alla gioia e alla pace interiore? In parte per la sua capacità di accogliere ogni giorno come un oggi di Dio. Si lasciava ispirare dagli avvenimenti e dalle persone che incontrava. Osava creare del nuovo anche in condizioni che sembravano condannare ogni sforzo in partenza.

Egli ha combattuto fino alla fine per fidarsi della presenza di Dio. È forse questo che lo ha reso capace di vedere così bene le evoluzioni delle nostre società. Spesso è stato in grado di discernere molto in anticipo rispetto ad altri ciò che stava per germogliare.

La fiducia in Dio gli ha dato il coraggio di anticipare di qualche passo il movimento della Storia. Ha aperto dei percorsi che parevano impossibili. Sia rispetto alla riconciliazione fra cristiani che per la pace nella famiglia umana.


Semplificare e condividere: questo invito ripreso così spesso da frère Roger, noi cerchiamo di continuare a rispondervi, anno dopo anno. E quest’anno è in particolare con l’Africa che vorremmo approfondire una condivisione.

Prima dell’incontro europeo di Roma, sapete che avremo un incontro di giovani africani a Kigali, Ruanda. In questa occasione vorremmo ascoltare le atteste e le aspirazioni dei giovani africani oggi. Vogliamo essere attenti à ciò che possono trasmettere ai giovani di altri continenti.

Durante l’estate, e anche in questa settimana, responsabili della pastorale giovanile da Ruanda sono qui con noi, per aiutarci a preparare l’incontro.

E vogliamo anche fare un gesto di solidarietà – e tutti vi possono partecipare – nei confronti del Sud Sudan. Venti anni di guerra hanno reso il paese molto in ritardo rispetto allo sviluppo e dove l’analfabetismo è particolarmente diffuso.

Molti giovani del Sud Sudan non hanno conosciuto che violenza, ma ora vi è un grande sforzo per ridare alle giovani generazioni il senso del lavoro agricolo o sostenerli nello studio. Attraverso l’Operazione Speranza, sosterremo, da ora e per i prossimi tre anni, dei bambini indigenti della città di Rumbek.

Ultimo aggiornamento: 18 agosto 2012