Ogni settimana di questa estate, noi fratelli siamo felici di accogliere così tanti giovani sulla nostra collina. La grande diversità dei paesi e la solidarietà che si crea fra noi tutti suscitano sempre un grande stupore.
Fra di voi si esprime molta gioia. Ma so che ciascuna e ciascuno di voi è anche carico di un fardello. Per alcuni si tratta di sofferenze personali, per altri un avvenire che appare bloccato, altri ancora sono abitati dall’angoscia dei conflitti, talvolta armati, che avvengono nel loro paese.
La settimana scorsa un gruppo di palestinesi di Betlemme era qui ed ha condiviso con noi la loro pena. Questa settimana una donna palestinese di Gaza è qui con noi.
Siamo colpiti anche per la presenza fra di noi, ogni settimana, di giovani ucraini insieme a giovani russi. Agli uni ed agli altri vorrei dire: sappiate che la vostra presenza è importante per noi e che, nei nostri cuori, siamo molto vicini a tutti voi.
Per noi è importante, nella preghiera comune, cantare spesso un canto in lingua slava, la lingua liturgica degli ortodossi russi, come anche cantare in ucraino “ Laudate omnes gentes “, “ Slavite vsi narodi “.
Essere insieme, ascoltarci reciprocamente, tutto ciò conferma in noi questa profonda convinzione: in ogni paese ci sono donne e uomini di pace.
Ogni giorni ci riuniamo insieme per la preghiera comune. È Cristo che ci riunisce e che ci dona la sua pace. Se non cominciamo a ricevere la sua pace nel nostro cuore, come potremo essere creatori di pace intorno a noi?
Se prima di tutto non accogliamo la pace di Dio, in che modo le ferite, spesso terribile, possono essere guarite? Penso ai bambini feriti o anche uccisi, agli innumerevoli rifugiati in tutto il mondo.
Instancabilmente il Cristo risorto, lui che solo ha vinto l’odio, la violenza e la morte, il Cristo risorto ci dice: “La pace sia con voi”. È lui la nostra consolazione. È lui che ci comunica il coraggio di essere creature di pace. “Beati gli operatori di pace, saranno chiamati figli di Dio”, dice Gesù.
Ascoltare Cristo ci porta ad ascoltare gli altri. Per essere creatori di pace, cerchiamo di capire il punto di vista dell’altro. Allora i nostri occhi si aprono per vedere segni di speranza, anche in situazioni difficili. E siamo come spinti ad avvicinarci a coloro che sono nella prova.
Fare la pace inizia nelle nostre relazioni quotidiane con le persone vicine. Possiamo sperare di essere costruttori di pace nella società e nei gravi conflitti del giorno d’oggi soltanto se lo siamo innanzitutto con le persone vicino a noi.
Vorrei davvero tanto che tutti voi che siete venuti in pellegrinaggio qui a Taizé possiate deporre qui almeno una parte dei vostri fardelli, quelli personali come anche quelli dei vostri paesi. E che possiate accogliere in voi la pace di Cristo.
Domani sera ci sarà la preghiera intorno alla croce. Essa ci ricorda che Cristo si carica di ogni cosa. Per questo è venuto. Il Vangelo ci dice che lui è l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo.
Le situazioni d’inspiegabile odio e violenza che vediamo nel mondo non sono forse una chiamata ad approfondire la nostra fiducia in Cristo? Non è forse in questa profondità che dobbiamo cercare il coraggio di diventare donne e uomini di pace?
Senza questa fiducia sempre rinnovata in Cristo, non sarà possibile interrompere la spirale di violenza che si nutre di argomentazioni realmente o apparentemente giuste. È questa fiducia in Cristo che ci permette di credere che le riconciliazioni sono possibile.
Questo venerdì, il 1° di agosto, alle ore 16, una campana suonerà per tre minuti. Lo stesso avverrà in tutte le città ed i paesi della Francia. Quel giorno sarà il centenario dello scoppio della prima guerra mondiale nel 1914. Durante il suono della campana, dovunque ci troviamo, interromperemo ciò che stiamo facendo per restare in silenzio e pregare per la pace.
Tra di noi c’è una donna molto impegnata in un lavoro di solidarietà con alcuni rifugiati in Europa. Si chiama Amaya. Ha vissuto molto in Cambogia. Adesso lavora a Roma, presso i gesuiti, per il servizio dei rifugiati. Ci parlerà un po’ di questo. Prima però, una bimba, Julie, dirà i nomi dei paesi che sono presenti stasera ed i bambini distribuiranno loro dei fiori.
Frère Alois: Questa sera, proseguendo la preghiera con il canto, pregheremo per tutti i rifugiati nel mondo, per quelli che muoiono in mare, quelli che sono vittime dei conflitti armati o delle catastrofi naturali, e ancora per coloro che sono perseguitati. Ed ascoltiamo Amaya.
Amaya: Ho un amico a Damasco, in Siria. Ogni giorno sente i bombardamenti mentre va a lavorare. Ci dice: “Se i cristiani sparissero dal Medio Oriente, sarebbe come se sparisse una fonte di acqua viva. Ciò potrebbe modificare l’identità del cristianesimo in tutto il mondo”.
Di fronte a questa sfida, come possiamo mantenere la speranza? Ad Aleppo, giovani cristiani e musulmani lavorano insieme per portare cibo alle famiglie in difficoltà. Questo servizio fatto insieme è un segno forte che la riconciliazione è possibile.
Anche il mio amico siriano mantiene viva la speranza che la pace in Siria è possibile. Quando siamo tentati di perdere la speranza, è la sua speranza che tiene viva la nostra.