Papa Francesco
Cari giovani,
Da oltre quarant’anni la comunità di Taizé, ogni anno, organizza un incontro europeo in una grande città del continente con la partecipazione di molte generazioni di giovani. Papa Francesco è felice, anche quest’anno, di unirsi a voi nel pensiero e nella preghiera. Siccome la situazione sanitaria non permette, in questo momento, un tale raduno, avete dato prova di creatività e d’immaginazione: sebbene distanti, sarete connessi in un modo nuovo grazie ai nuovi metodi di comunicazione. E allo stesso tempo estendete questo incontro ai giovani di tutti i continenti. Che questi giorni in cui pregate insieme e vi sostenete nella fede e nella fiducia vi aiutino a "sperare nel tempo favorevole e sfavorevole", come sottolinea il tema del messaggio che vi accompagnerà nell’anno 2021.
Il fatto stesso di “incontrarvi”, anche se eccezionalmente lo fate in modo virtuale, vi mette già sulla via della speranza. Come il Santo Padre ha ripetuto nella sua enciclica Fratelli tutti, “Nessuno può affrontare la vita in modo isolato. C’è bisogno di una comunità che ci sostenga, che ci aiuti e nella quale ci aiutiamo a vicenda a guardare avanti” (n.8). Non siate tra quelli che seminano disperazione e suscitano una costante diffidenza, questo neutralizzerebbe la forza della speranza che lo Spirito di Cristo Risorto ci offre. Al contrario, lasciatevi abitare da questa speranza, vi darà il coraggio di seguire Cristo e di lavorare insieme e per i più bisognosi, in particolare quelli che hanno difficoltà ad affrontare le difficoltà del tempo presente. “La speranza è audace, sa guardare oltre la comodità personale, le piccole sicurezze e compensazioni che restringono l’orizzonte, per aprirsi a grandi ideali che rendono la vita più bella e dignitosa. Camminiamo nella speranza!” (Fratelli Tutti, n.55). Possiate, durante quest’anno, continuare a sviluppare una cultura dell’incontro e della fraternità e camminare insieme verso questo orizzonte di speranza svelato dalla risurrezione di Cristo.
Il Santo Padre benedice ciascuno di voi, cari giovani, benedice anche i fratelli della comunità di Taizé, così come le vostre famiglie e tutti coloro che nel mondo partecipano con voi a questo incontro internazionale.
Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato di Sua Santità
Il patriarca ecumenico Bartholomeo
Cari giovani,
L’anno 2020 che sta volgendo al termine ha portato con sé la sua parte di incertezze, sofferenze e tristezza. All’alba del 2021 stiamo finalmente vedendo lo splendore di una luce, succinta e fragile, una via d’uscita dalla crisi che dovremo comunque attendere pazientemente. Tali crisi, soprattutto quando sono così globali, sono rivelatrici della fragilità della nostra umanità e della nostra profonda dipendenza da questo amore di Dio che non smette di abbracciarci, anche quando ne avessimo perduto la certezza.
Vi salutiamo molto calorosamente e ci congratuliamo per aver dedicato del tempo, nonostante questa pandemia di Covid-19, per partecipare, di persona o virtualmente, al 43 ° incontro europeo organizzato dalla Comunità di Taizé in una forma del tutto eccezionale. Preghiamo sinceramente che questo messaggio vi trovi tutti sani e salvi. Possa il Signore tendere la sua mano benevola al nostro pianeta e a tutti i suoi abitanti per liberarci il più rapidamente possibile da questa prova. Mentre preparavamo queste poche parole di saluto e incoraggiamento, siamo stati invitati a maggiore umiltà e modestia. Ogni anno abbiamo la gioia di inviarvi un messaggio dalla Chiesa Madre di Costantinopoli, Patriarcato Ecumenico, e siamo storditi dalla tragica immensità di quello che è stato il 2020 e dal giudizio che le generazioni future avranno di questi eventi.
Quindi, in questi giorni di rinnovamento, quando il tempo passa e gira su se stesso, accogliamo il mese di gennaio con la speranza ancora di più che tutti noi vogliamo gustare questo mondo che verrà. Tuttavia, saremo in grado di misurare il calvario che stiamo attraversando solo esprimendo la nostra gratitudine per i tanti sacrifici che segnano questa via d’uscita dalla crisi, anche per l’incredibile resilienza dei nostri fratelli e sorelle così come per il sapere e la conoscenza offerti sull’altare del bene comune. In altre parole, nel crogiolo di questa catastrofe globale è stata forgiata la forza di una rinnovata speranza.
“Deponiamo tutte le preoccupazioni di questo mondo”, cantiamo durante la divina liturgia. Il frutto della nostra speranza dipende dalla nostra capacità di mettere le nostre sofferenze e quella di tutta l’umanità nelle mani del Signore. Perché Cristo ha offerto se stesso "per la vita del mondo", vale a dire per ricapitolare la sua meschinità, i suoi limiti, la sua mediocrità e trasfigurare tutto attraverso il suo glorioso sacrificio. È così che la croce è diventata segno di speranza e non più di vergogna. Il santo apostolo Paolo proclama: “La parola della croce infatti è stoltezza per quelli che si perdono, ma per quelli che si salvano, ossia per noi, è potenza di Dio (…) è piaciuto a Dio salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani.” (1 Cor 1, 18-23). Sperare contro ogni speranza non è altro che una vita in Cristo alla quale vi invitiamo ad offrire i vostri talenti. Il messaggio del Santo e Grande Concilio della Chiesa Ortodossa conclude in effetti così: “I giovani non sono solo il futuro della Chiesa, ma anche una forza creativa e una presenza."(§11)
Dunque, continuiamo a pregare per voi e benedirvi. Possa la grazia dell’unità risplendere in ciascuno di voi e possa essere portatrice della speranza che sostiene la vita della Chiesa, affinché possiate essere degni operai nella vigna del Signore.