« Rendo nuove tutte le cose !»
Durante l’estate 2008, un piccolo gruppo di Baltimora (Usa) ha trascorso una settimana a Taizé. Tutti erano impegnati nelle loro chiese locali ed uno di loro era responsabile dei giovani. Dopo il loro soggiorno sulla collina, di ritorno a casa, essi erano impazienti di condividere la loro esperienza con altri, soprattutto con i giovani, ma si ponevano numerose domande sul modo di comunicarlo.
Baltimora è una città interessante. Situata sulla costa orientale degli Stati Uniti, in quello che viene chiamato Corridoio Nord-est, essa vive all’ombra di Washington a sud e di Filadelfia e New York a nord. Come molte città americane, essa ha la sua parte di problemi sociali: la divisione etnica, la droga e la violenza, la distanza tra il centro storico e la periferia. Questi problemi, inutile dirlo, sono esacerbati dalla crisi economica attuale. Ma essa ha anche una popolazione creativa che continua a cercare nuovi modi di immaginare la giustizia e l’uguaglianza. Le parrocchie sono molto attive, e le relazioni tra le diverse confessioni sono buone. Il Maryland è stata la prima e la sola colonia cattolica tra le tredici colonie originarie, ma con una lunga tradizione di tolleranza per gli altri cristiani che risale al 1650.
In questo contesto, il piccolo gruppo di pellegrini di Taizé ha iniziato a fare visite e telefonate, ad inviare e-mail ed a creare relazioni con le persone, i gruppi e le parrocchie desiderosi di camminare insieme nel quadro di un « pellegrinaggio di fiducia sulla terra ».
Lentamente, si è costruita una rete, con momenti di preghiera, ed è loro venuta l’idea di organizzare un fine-settimana per radunare tutta questa realtà in vista di un momento di preghiera e di condivisione in una parrocchia della città. Ma qualcuno verrà? Poco a poco, il numero di iscrizioni è aumentato: 100, 200, 300... Alla fine, più di 400 partecipanti si sono riuniti il 27 e 28 febbraio a St. Mary of the Assumption Catholic Church. Un fratello di Taizé è venuto a sostenere il loro incontro. L’arcivescovo Edwin O’Brien ha inviato un messaggio di benvenuto ed il suo ausiliare, il vescovo Dennis Madden, ha partecipato alla preghiera di mezzogiorno il sabato, durante la quale ha parlato di numerose visite a Taizé durante i suoi viaggi tra Gerusalemme e Baltimora.
Nel corso dell’incontro, oltre ai momenti di preghiera comune, i partecipanti hanno riflettuto sulla Lettera dal Kenia. Il sabato mattina è stato consacrato alla prima parte della lettere: “Qual è la fonte per me, o, in altri termini, che cosa mi permette di vivere pienamente? Come Gesù è una fonte per me? Quali sono gli ostacoli in me ed intorno a me che impediscono alla fonte di zampillare? Che cosa posso fare a questo proposito?” Il pomeriggio, il tema è stato: “Che cosa possiamo fare, che cosa dobbiamo fare?”, “Quale passo in avanti sono chiamato a fare ora?”, “Come possiamo creare più unità nei nostri gruppi e parrocchie, tra le chiese e nella famiglia umana?”
Il collegamento col Kenia è stato rafforzato dal fatto che una delle parrocchie di Baltimora coinvolte nell’incontro è gemellata con una parrocchia di Mombasa, in Kenia. Essa aveva sostenuto finanziariamente dei giovani di Mombasa per permettere loro di partecipare all’incontro di Nairobi nel novembre 2008, ed uno degli Americani è anche andato all’incontro.
I partecipanti al fine-settimana di Baltimora formavano un gruppo molto diverso. “Solo un incontro di Taizé può riunire una tale varietà di persone”, ha sottolineato uno di loro. Tutte le generazioni erano rappresentate, dai bambini alle persone anziane, compresi numerosi studenti e giovani, di diverse confessioni, etnie ed orizzonti. La maggior parte dei partecipanti veniva dalla grande regione di Baltimora, ma alcuni avevano viaggiato dalla Pennsylvania, Washington, New York, Virginia, New Jersey, e perfino Chicago. Un certo numero di Polacchi sono venuti, si tratta di persone immigrate recentemente negli Stati Uniti, che erano spesso stati a Taizé ed avevano preso parte ad alcuni incontri europei. Non si trova spesso un gruppo così diversificato di persone che pregano e riflettono insieme su questioni importanti, in un paese dove spesso la tolleranza significa semplicemente che ogni persona è libera di “occuparsi dei propri affari” indipendentemente dagli altri.
Uno degli organizzatori ha scritto: "Ci avviciniamo alla fine della seconda giornata del primo incontro del Pellegrinaggio di fiducia a Baltimora. I piccoli gruppi sono riuniti ognuno al suo posto e si possono sentire le conversazioni ed i racconti di vita, ma anche cip che può preparare il futuro. Noi rappresentiamo un largo ventagli di età, origini etniche, e numerosi stati della costa orientale. Sebbene di diverse confessioni, abbiamo trovato un terreno comune.
"La pianificazione e la preparazione di questo incontro è stata una formidabile avventura nelle fede e nella fiducia. Abbiamo imparato a parlare un linguaggio comune mettendo da parte i nostri linguaggi confessionali. Abbiamo imparato ad essere aperti ai diversi modi di affrontare una sfida, e la nostra fiducia ed il nostro affetto gli uni per gli altri hanno messo radici e cominciato a crescere. Siamo tutti molto coscienti di aver lavorato con la mano di Dio, e che ciò ci ha fatto crescere. Abbiamo ormai segnato una tappa, e ci rivolgiamo verso il prossimo orizzonte."
Nelle nostre vite, ci sono momenti d’intensità in cui ciò in cui crediamo prende una forma tangibile. In quei momenti, riceviamo allo stesso tempo una chiara visione del significato di ciò per cui lottiamo, cose che, nella maggior parte dei momenti, o diamo per scontato, o ci mettiamo perfino in questione. Verso la fine dell’incontro di Baltimora, l’ultima riunione è stata un momento di questo tipo per molti. Diventa evidente che alcune persone corrono il rischio della fede, vengono liberate molte energie che ne radunano molte altre al di là dei muri che le separano, ed aprono su una moltitudine di nuove possibilità. Ma perché questo avvenga, bisogna passare per la porta stretta dell’audacia di credere che una nuova partenza sia possibile. Non c’è resurrezione senza la croce, senza l’abbandono delle proprie comodità e della propria sicurezza, senza essere pronti ad andare verso l’ignoto. Altrimenti, come può Dio entrare nel nostro mondo?
Per alcuni istanti, alla fine dell’incontro, abbiamo potuto provare la verità delle parole di Cristo: “Guarda! Rendo nuove tutte le cose.” E questo dà a ciascuno un inesauribile slancio per mettersi in cammino una volta di più.
Visita a Cristo Rey High School, Baltimora