L’identità cristiana di questo popolo molto religioso è fortemente legata a un evento menzionato nel libro degli Atti degli Apostoli (Atti 28,1-10): l’apostolo Paolo vi ha fatto naufragio con la nave che avrebbe dovuto trasportarlo come prigioniero fino a Roma.
L’isola conosce oggi altri naufragati! In un certo senso anch’essi sono dei prigionieri. Migliaia di profughi provenienti dal continente sub-sahariano arrivano a Malta, in fuga dalla miseria o da regimi dittatoriali. Per la sua posizione geografica, Malta raccoglie in centri d’accoglienza tutti quelli che non hanno la forza di andare più lontano. Molte persone vogliono raggiungere il continente europeo per trovare lavoro e costruirsi un futuro. Far fronte a queste ondate di immigrati non è facile per gli abitanti di questo piccolo paese. Durante il fine settimana che è stato organizzato dalla pastorale giovanile, abbiamo potuto ascoltare la testimonianza commovente di tre giovani che hanno trovato rifugio a Malta.
Al di là dell’aiuto materiale, è essenziale che la nostra accoglienza dei rifugiati, in Europa o altrove, sia accompagnata da gesti di umanità.
In un centro d’accoglienza fondato da un sacerdote francescano, già molto anziano, abbiamo assistito a una scena molto significativa. Ogni sera va nei dormitori dei giovani per augurare la buona notte. Nel mettere la mano sul tavolo, li invita tutti a mettere le loro mani sulla sua. Il tutto si conclude con il “grido”: Noi siamo una famiglia! Rialzandosi, il sacerdote ci dice con uno sguardo pieno di tenerezza: “È un grido silenzioso che nessuno ascolta!”. A Malta e a Gozo, abbiamo incontrato dei cristiani che s’impegnano a fondo e che trovano dei gesti per esprimere la loro vicinanza .