Un fratello racconta le «Giornate di riconciliazione» tenute in Bolivia in ottobre 2007.
Martedì 9 ottobre
Ieri e oggi, abbiamo avuto giornate sovraccariche. Dobbiamo trasportare il nostro posto di lavoro nella sala della fiera. Sono già arrivati in anticipo oltre cento stranieri, europei e latinoamericani. È impressionante vedere l’attesa di quelli che arrivano e l’accoglienza che viene loro offerta dai «Cochabambinos».
Senza alcun dubbio, è un popolo che sa far sentire ad ognuno, da qualsiasi luogo provenga, che è a casa. La loro capacità d’improvvisazione è ineguagliabile. È meglio non programmare troppo e vedere man mano ciò che succede. Per esempio ieri gli orari d’arrivo erano molto complicati: c’erano dei ritardi, malintesi, ma qui tutto si risolve con due otre colpi di telefono. La capacità di reagire delle persone è sorprendente.
Oggi, in tre, abbiamo parlato alla stessa ora su tre differenti canali d’informazione, così abbiamo raggiunto tutti quelli che a Cochabamba guardano la televisione prima del lavoro o della scuola. Il risultato è stato che i due telefoni dell’accoglienza non hanno smesso di suonare tutta la mattina con proposte d’aiuto per l’accoglienza di mercoledì e offerte di famiglie che continuano ad aprire le loro porte. Ci rimangono molti dettagli da regolare e, certo, siamo inquieti per l’accoglienza di mercoledì, ma pensando a tutto quello che c’è già stato, non abbiamo ragioni d’aver paura. Come la gente di Cochabamba, accoglieremo a braccia aperte… e improvviseremo!
Mercoledì 10 ottobre
L’accoglienza è iniziata molto presto. Alle ore 6.30 c’erano già trecento persone che attendevano d’essere accolte, in maggioranza gruppi di Peruviani, Cileni, Argentini. Durante la mattinata l’accoglienza è stata fluida e calma, ma, col trascorrere delle ore, si è trasformata in un torrente. Da mezzogiorno i “Cochabambinos” hanno iniziato ad arrivare, come pure i giovani delle regioni vicine a Cochabamba, che erano partiti da casa loro la mattina stessa. È in quel momento che è iniziata la festa dei colori, specialmente con i giovani delle zone rurali, tutti vestiti con i loro abiti tradizionali. L’Arcivescovo si è stupito quando ha visto arrivare il gruppo di una certa zona rurale di Cochabamba. Un mese fa si era dovuto recare in quel luogo dopo una telefonata urgente del parroco. Gli abitanti avevano preso un ladro. Siccome questi aveva già commesso un altro crimine e poiché la giustizia locale non aveva fatto nulla, la gente voleva linciarlo. Il parroco era riuscito a trattenere l’esecuzione di quel castigo, ma solo per qualche ora. La presenza dell’Arcivescovo aveva calmato i capi e aveva evitato la pena. Oggi, la grande sorpresa era di vedere quasi tutti i giovani di quel luogo colmi di una grande gioia e disposti a partecipare alle nostre giornate di riconciliazione.
Alle 5 del pomeriggio, la coda dell’accoglienza e quella della merenda si mescolavano, naturalmente ha vinto quella della merenda.
L’avvenimento più “latino” della giornata si è svolto nel momento della preghiera: cinque minuti prima dell’inizio, un guasto generale d’elettricità. Dopo qualche tentativo di riparazione, abbiamo invitato i giovani ad entrare nel salone della preghiera unicamente con un megafono, mentre il coro cantava a voce forte. Le migliaia di giovani che erano già arrivati sono entrati in un profondo clima di preghiera. Nonostante tutta questa emozione e le improvvisazioni, abbiamo potuto lasciarci colmare da una così grande sete di preghiera e d’incontro. Sì, è possibile fare molto con quasi nulla.
L’improvvisazione l’abbiamo praticata anche all’accoglienza dove cinque vetture hanno dovuto illuminare con i loro fari i cinque luoghi necessari per continuare l’accoglienza.
Giovedì 11 ottobre
Le parrocchie si sono trasformate: i banchi sono scomparsi, meno luce d’abitudine, qualche immagine sull’altare, molti giovani si preparano molto presto a pregare. Le preghiere sono semplici, umili, sono i giovani stessi che le hanno preparate, che le animano e le condividono.
Dopo una presentazione della parrocchia e dei partecipanti, tutti partono al «Campo Ferial» per la preghiera. Il fantasma dell’elettricità ci persegue… ma tutto è comunque dato perché la preghiera si svolga bene. Non ci sono abbastanza posti nel salone della preghiera, i giovani rimasti fuori seguono i canti e ascoltano il Vangelo con attenzione. Il silenzio è denso, non avremmo mai potuto immaginare che un popolo così gioioso e festivo fosse capace di tale raccoglimento. Senza nessun dubbio, c’è in loro una profonda interiorità. Questa sera frère Alois li ha invitati a «lottare con cuore riconciliato».
Il desiderio di scambio si riflette, dopo un abbondante pasto, negl’incontri tematici che sono molto frequenti. Nessuno manca all’appuntamento. Si può sentire uno slancio per condividere e approfondire la fede. Quando le campane chiamano alla preghiera della sera, i canti prima timidi si trasformano poi in fuoco: “Nada te turbe, nada te espante…Sólo Dios basta” risuona come mai nel salone. Si potrebbe cantare tutta la notte…
Sabato 13 ottobre
La diversità dei partecipanti all’incontro impressiona tutti. Ieri, durante una riunione di presentazione, c’era molta gioia e applausi per i 32 paesi rappresentati e per tutte le regioni della Bolivia.
Oggi la preghiera di mezzogiorno è stata molto bella. Ciò che colpisce ciascuno è il silenzio. Uscendo dalla preghiera e andando verso le file del pasto, si sentono i giovani canticchiare alcuni canti: «Dios es amor…», «Nada te turbe…». Indubbiamente, quello più ripreso è l’Alleluia. Ogni volta che nella preghiera è proclamato il Vangelo o un altro passo biblico, il canto dell’Alleluia risuona molto forte. È bello vedere quanto la preghiera d’intercessione sia una parte fondamentale della liturgia qui in America Latina: pregare per gli altri è il centro di tutta la celebrazione. Il Kyrie eleison è cantato con la stessa forza dell’Alleluia. Non c’è dubbio che Dio ascolti la nostra preghiera!
Questo pomeriggio ci siamo riuniti per paesi e per regioni. L’incontro dei Boliviani è stato animato insieme da due fratelli e dalla pastorale giovanile nazionale, per indicare una continuità a ciò che è iniziato durante queste giornate. I Cileni, che erano quasi trecento hanno avuto l’incontro tra loro. Alla fine hanno deciso d’incominciare senza ritardi la riconciliazione facendo un gesto: sono tutti usciti dal loro luogo di riunione e sono andati a interrompere i Boliviani per abbracciarli e dare loro un bacio di pace. Un modo per ringraziarli, ma soprattutto di chiedere loro perdono per tutti i problemi che segnano le relazioni tra i due paesi. I Brasiliani e gli Europei hanno avuto ciascuno il loro incontro. Poi c’è stato l’incontro del resto dell’America Latina, dove trecento giovani di tutto il continente hanno cercato come continuare il pellegrinaggio di fiducia.
Erano date tre piste di riflessione: «Come la preghiera può essere al centro del mio impegno pastorale?»; «Dare più grande spazio all’ascolto, mettersi al posto degli altri»; «Andare verso i più poveri con pochi mezzi».
La sera frère Alois ha fatto allusione all’amicizia che Dio ci offre e ha donato l’icona dell’amicizia ad ogni paese d’America Latina rappresentato, e ad ogni dipartimento della Bolivia: «Questa icona vi aiuterà a compiere dei piccoli “pellegrinaggi di fiducia” nei luoghi dove i giovani si ritrovano, da una città a un’altra, da una persona a un’altra, in un ospedale o un centro d’accoglienza di bambini abbandonati, e ancora in altri luoghi dove delle persone soffrono.
Con questo semplice mezzo, potete trasmettere la Buona Novella del Vangelo e vivere la dimensione missionaria della nostra fede».
Domenica 14 ottobre
Giorno della partenza. Nuovamente zaini dappertutto! L’Eucaristia è iniziata alle ore 11. Di nuovo il sorprendente raccoglimento di un popolo «turbolento». Nella sua omelia, il vescovo di Cochabamba, mons. Tito Solari, ha parlato dei tre insegnamenti dell’incontro: dapprima, Gesù è la guida, il compagno di strada, restando la preghiera e il silenzio luogo d’incontro per eccellenza. Poi ha invitato i giovani a creare delle «microclimi di riconciliazione» là dove vivono. Infine ha detto con dolcezza e fermezza che i giovani non possono traversare la vita, traversare la storia senza lasciare una traccia, senza segnare un cammino.
Alla fine dell’Eucaristia, i Cileni hanno tenuto consegnare al Vescovo una lettera. È una lettera aperta dei giovani cileni ai giovani boliviani dove chiedono perdono. È stato il momento più emozionante dell’incontro. Non si può dire che gli applausi fossero forti, tanto le mani di tutti erano occupate ad asciugare le proprie lacrime di gioia.
Tutto si è concluso con il saluto della pace che era stato lasciato per la fine, dopo la benedizione. È bene che l’incontro si sia concluso così. L’ultima parola che molti ci hanno detto partendo era: «La pace sia con te».