TAIZÉ

2010 Santiago, Cile

L’incontro giorno dopo giorno

 

Martedì 7 dicembre

Dopo un lungo silenzio, eccoci di nuovo con i nostri racconti da Santiago! Gli ultimi preparativi non ci hanno permesso di respirare. Il lungo e continuo arrivo dei pellegrini dai quattro punti cardinali non ci ha lasciato tregua. I volontari sono arrivati e tutto è pronto, o quasi, per la grande accoglienza di domani.

Oggi, la grande sorpresa è stato l’arrivo del gruppo più australe dell’incontro: dieci giovani di Punta Arenas, dove il continente americano si immerge nell’oceano antartico.

Per la prima volta abbiamo potuto pregare nella grande tenda dove ci saranno tutte le preghiere durante l’incontro.

Ora, quasi a mezzanotte, i pellegrini continuano ad arrivare, 15 giovani da Lima bussano alla porta … e non vogliamo farli attendere.

Mercoledì 8 dicembre

Finalmente tutti sono arrivati! Un flusso costante e pieno di diversità, segnato dalla gioia e dalla buona predisposizione di tutti, malgrado i lunghi viaggi e qualche problema alle dogane.

Dopo un’ora per le diverse informazioni, ogni pellegrino, con la sua mappa in mano, è partito verso la sua nuova famiglia, nella sua casa d’accoglienza come amano dire. Visi gioiosi, visi affaticati, espressioni dubbiose … cosa mi aspetta, chi mi accoglierà dopo un’ora di metropolitana e di autobus?

Tutti i dubbi, i propri e quelli degli altri, si dissipavano la sera durante la prima grande preghiera comune: tutti avevano trovato non soltanto la propria famiglia ma anche la strada per ritornare al parco!

Una gigantesca tenda, si gigantesca, accoglieva calorosamente gli ultimi arrivati che entravano svelti per la preghiera. Il sole calante e le tiepide brezze che arrivavano dal Pacifico univano le loro voci a quelle di 8000 persone presenti.

Le voci lontane di altri giovani e di famiglie che passeggiavano in questo grande parco pubblico ci hanno ancor più aiutato a capire quanto poteva essere importante e significativo pregare al cuore di una grande città, senza pretesa e senza escludere nessuno.

Alla fine della preghiera, frère Alois, dopo aver richiamato il faticoso anno vissuto dal popolo cileno ha parlato della centralità della gioia nella nostra vita:

« Siamo insieme per scendere alle sorgenti della fede. Vorremmo cercare nella fiducia in Dio uno slancio per andare avanti.
 
Molto prima di Cristo, già nell’Antico Testamento, un credente lanciava un appello che è rivolto anche a noi oggi: « La gioia del cuore, ecco la tua vita … Allora abbandona la tristezza! »
 
Durante la nostra esistenza, tutti attraversiamo delle prove e delle sofferenze, talvolta per lunghi periodi. Ma sempre vorremmo cercare di ritrovare la gioia di vivere.
 
La gioia del Cristo Risorto, lo Spirito Santo l’ha deposta nel profondo del nostro essere. Essa non è presente solo quando tutto è facile. Quando ci troviamo di fronte ad un compito esigente, la fatica può rianimare la gioia.
 
E anche nelle prove, alcuni osano rivolgersi a questa gioia. Essa può essere nascosta come la brace sotto la cenere, senza per questo spegnersi. Nella lode, la lasciamo che cresca in noi, e all’improvviso quel momento si rischiara. »

Questa gioia continuerà domani con le riflessioni nelle parrocchie e nei laboratori del pomeriggio. Santiago è in festa, una festa silenziosa che si prepara nel cuore di ogni pellegrino.\

Giovedì 9 dicembre

La gioia che era stata promessa ieri è diventata realtà nelle parrocchie. I volontari che durante questi quattro mesi hanno preparato le parrocchie a ricevere i pellegrini non trovavano abbastanza parole per raccontare la gioia delle famiglie e dei giovani di Santiago quando hanno visto che i pellegrini c’erano davvero e che potevano pregare con loro.

A mezzogiorno, il calore ardente non ha spaventato i giovani, arrivati alla preghiera con sorprendente puntualità. La distribuzione del pranzo merita un encomio: in mezzora, tutti avevano fra le mani il loro sacchetto di plastica con il pranzo, pronto per essere gustato.

In America Latina, le buone abitudini non si perdono: la facilità nel costruire nuove amicizie rimane intatta. I giovani, per mangiare, si sono sparsi in tutto il parco e formato spontaneamente piccoli gruppi di una decina di persone. Due boliviani, quattro cileni, tre peruviani, due argentini, un dominicano … ecco un menù molto equilibrato ed una ricetta molto semplice!

Gli incontri del pomeriggio sono stati molto frequentati, come avvenne anche tre anni fa durante l’incontro di Cochabamba. Temi differenti hanno radunato i pellegrini in diversi posti della città: « Danza religiosa: la preghiera triplicata », danze ed espressioni culturali del Cile, sotto la guida del vescovo di Iquique ; « Trepay-antù : all’alba ti cerchiamo», incontro con il popolo mapuche, uno dei popoli autoctoni del Cile; « la speranza e la crisi umanitaria ad Haiti » insieme a giovani venuti da quel paese; « Beato che trova rifugio in te », come camminare verso la sicurezza e la fiducia nel Signore e nei fratelli (Salmo 84), con Padre Fidel Oñoro; « Gli emigranti, una occasione da non perdere: stabilire relazioni giuste ed arricchenti ». Questi i titoli di alcuni fra i venti momenti di incontro proposti.

Durante la preghiera della sera, frère Alois ha invitato i partecipanti a riflettere sulle conseguenze della gioia cristiana, lungi dall’essere una fuga dal mondo, essa ci invita a prendere delle responsabilità per i nostri fratelli:

« Ieri sera vi ho detto che l’opzione per la gioia è inseparabile dall’opzione per l’uomo. L’opzione per la gioia non è mai una evasione per allontanarsi dai problemi della vita. Al contrario, essa ci permette di guardare la realtà in faccia, comprese le sofferenze e le ingiustizie. Essa ci colma di una compassione illimitata …
 
Essere testimoni di comunione presuppone il coraggio di andare talvolta contro corrente. Lo Spirito Santo darà a ciascuno ed a ciascuna fra di voi l’immaginazione necessaria per trovare il modo di essere ancora più vicini a coloro che soffrono, ascoltarli e lasciarsi toccare dalle situazioni di disperazione …
 
Per quanto l’aiuto materiale sia necessario in certe situazioni di urgenza, esso non basta. Ciò che conta è rendere giustizia a quelli che sono sprovvisti. La lotta contro la povertà è una lotta per la giustizia. La giustizia in ogni paese. E la giustizia nelle relazioni internazionali, non l’assistenza.»

Alla fine della preghiera, come ieri, una lunga fila si è formata per andare a pregare intorno alla croce. Tutto questo rendeva visibile che la gioia e la giustizia non sono parole al vento, buone idee o lodevoli capacità, ma che in Gesù esse si rivelano come realtà vitali per ogni essere umano e che noi possiamo approfondirle ancora di più.

Venerdì 10 dicembre

Uno spirito di famiglia, questa è forse la migliore espressione per riassumere la giornata di venerdì. È come se tutto il mondo si conoscesse da anni.

Foto, scherzi, appuntamenti, scambi di idee e di esperienze, promesse; tutto fa pensare che i legami che si stanno tessendo in questi giorni saranno durevoli. Ci sono anche molti che si ritrovano perché i giovani che avevano partecipato all’ultimo incontro in Bolivia si erano dati appuntamento qui a Santiago.

La necessità di incontrarsi per vedere cosa significa essere «latinoamericani», il desiderio di ricostruire una identità dimenticata dopo tanti anni che si guardava piuttosto «in alto» o «dall’altra parte dell’Atlantico» sembravano diventare sempre più profondi. Non ci sono discorsi, grandi dibattiti, nessuna presa di posizione contro chiunque sia: la preghiera e la condivisione della parola ci mettono di fronte a ciò che siamo e ci invitano a riconsiderare i nostri legami e le nostre opzioni.

Un’altra parola che è nell’aria è la parola comunione. In che modo riconciliarci con ciò che noi siamo e ciò che noi non siamo senza rompere con nessuno? Come cambiare le cose interiormente? Non potrebbe essere in questo una definizione della comunione?

Durante la preghiera della sera, frère Alois ci ha ricordato che la Chiesa è la prima serva della comunione. Ma allo stesso tempo ci ha invitato a vederne tutte le conseguenze: la comunione senza il perdono può essere senza contenuto.

« Credere al perdono di Dio non significa dimenticare la colpa. Il messaggio del perdono non può mai essere utilizzato per appoggiare delle ingiustizie. Al contrario, credere nel perdono ci rende più liberi di discernere le nostre colpe, così come le colpe e le ingiustizie intorno a noi e nel mondo. Sta a noi riparare tutto ciò che è possibile.
 
Su questo arduo cammino troviamo un sostegno vitale: nella comunione della Chiesa il perdono può essere nuovamente concesso …
 
Cristo distingue fra persona e colpa commessa. Fino al suo ultimo respiro sulla croce ha rifiutato di condannare chiunque. E la colpa, lungi dal minimizzarla, l’ha presa su di lui.
 
Ci sono delle situazioni dove non riusciamo a perdonare. La ferita è troppo grande. Ricordiamoci allora che il perdono di Dio non manca mai. Quanto a noi, talvolta è soltanto per tappe progressive che lo raggiungiamo. Il desiderio di perdonare è già un primo passo, anche quando questo desiderio rimane sommerso dall’amarezza…
 
Come ogni persona, anche le società umane non possono vivere senza perdono. In America Latina e in molti altri paesi del mondo, le ferite della storia sono profonde. Osiamo allora porre fine a ciò che può essere concluso oggi. Rinunciamo a trasmettere alle generazioni successive l’amarezza del passato. Così il futuro di pace, preparato nel cuore di Dio, potrà pienamente dispiegarsi.»

La preghiera della sera è stata segnata dalla presenza di numerose personalità di tutta la Chiesa e delle istituzioni del paese. Al fianco del cardinale Errázuriz, arcivescovo di Santiago, e di altri vescovi del paese, sono venuti a pregare con noi i responsabili delle diverse Chiese di Santiago, come anche dei sindaci e dei ministri.

Domani sera ancora un giorno di festa e, crediamo, di festa vera: là dove la gioia si nutre alle sorgenti del perdono.

Sabato 11 dicembre

Nel momento in cui i giovani si sono abituati al ritmo della preghiera, ai canti in mapundungún (la lingua dei Mapuche), al silenzio, ai pasti frugali, ed agli incalcolabili ritardi (già messi in conto!), l’incontro giunge al termine.

Tuttavia, quest’ultimo intero giorno dell’incontro ci ha riservato una sorpresa supplementare. Come durante ogni tappa del pellegrinaggio di fiducia, è stato previsto un momento d’incontro e di scambio fra giovani dello stesso paese, per cercare, a partire da adesso, in che modo continuare questo pellegrinaggio di ritorno a casa.

In aggiunta al clima di gioia e di riflessione profonda che è stato il denominatore comune di ciascuno di questi incontri, la delegazione boliviana, forte dei suoi 400 giovani, ha deciso di rendere ai giovani cileni il bel gesto di cui loro stessi avevano beneficiato tre anni prima, durante l’incontro di Cochabamba: i boliviani sono andati verso il luogo dell’incontro cileno, sotto una grande tenda di preghiera, hanno circondato come in un abbraccio gigante i più di duemila cileni che vi erano radunati in quel momento. «Ubi caritas et amor Deus ibi est» è stata la risposta spontanea di questa massa di giovani, consapevoli che più i legami di pace e di fraternità costano degli sforzi, più sono veri e durevoli.

Una poesia letta da un bambino boliviano di Potosi ha concluso questo momento, narrava ciò che l’incontro era stato: un incontro con se stessi e con Dio che ci permette di andare verso i fratelli come sono, nella semplicità.

Durante la preghiera della sera, il cardinal Errázuriz e frère Alois hanno incoraggiato i giovani di ritorno nei propri paesi a piantare radici profonde a partire dall’esperienza vissuta in questi giorni. Frère Alois:

La fede si presenta oggi innanzitutto come un rischio, il rischio della fiducia. Prendere questo rischio richiede di mettere in campo tutte le nostre capacità umane, quelle del cuore come quelle della ragione.
 
Anche se siamo credenti, non cerchiamo mai abbastanza di approfondire la nostra fede. Succede che una differenza si insinua fra le conoscenze dell’ambito della fede e quelle che sono acquisite in altri contesti. Una fede rimasta legata a quanto appreso nell’infanzia difficilmente può far fronte alle domande dell’età adulta.
 
La ricerca di una comunione personale con Dio è allora sempre più importante. Come possiamo andare più in profondità in essa? Come nutrire la nostra speranza attraverso di essa?
 
Anche se capiamo poche cose del Vangelo, possiamo cercare di cogliere qualcosa di più partendo da una parola che proviamo a mettere in pratica. Tutti noi possiamo domandarci: qual è per me la parola del Vangelo che mi colpisce e che vorrei mettere in pratica oggi e nei tempi che verranno?

Domani non ci aspetta nessuna cerimonia spettacolare di chiusura, solo la celebrazione di Cristo risorto in mezzo a noi, nelle comunità che ci hanno accolto.

Domenica 12 dicembre

C’è un clima raro a vedersi: una gioia serena ha invaso ognuna delle parrocchie d’accoglienza. Durante le celebrazioni della domenica alle quali hanno partecipato i pellegrini insieme alle famiglie che li hanno accolti, si sono moltiplicati i segni e le parole per provare a presentare a Dio quanto era stato vissuto.

Non euforia, né lacrime esagerate e neppure irrealizzabili promesse … solo due certezze: Dio ci aspetta a casa per continuare questo pellegrinaggio, per continuare a seminare la fiducia, e una infinita riconoscenza.

Ultimo aggiornamento: 12 dicembre 2010