40.000 giovani europei fanno il pieno di speranza
Appena prima della partenza per Zagabria, le ultime informazioni pratiche raccomandavano di portare vestiti pesanti. Un consiglio lontano dall’essere superfluo: abbarbicata dietro una piccola montagna, la capitale croata non è al riparo dai rigori dell’inverno. Prudentemente, ciascuno ha portato berretti di lana, giubbotti pesanti e scarpe solide. E il calore dell’accoglienza non ha tardato a riscaldare il cuore persino ai più freddolosi.
Tutti i pellegrini di questo 29° incontro europeo dei giovani – circa 40.000 da una trentina di paesi(1) – sono stati ospitati in famiglia. Audrey Marty e le sue amiche dell’Aveyron subissano i loro ospiti di complimenti per le loro qualità e la mobilitazione dei giovani che hanno ricevuto i gruppi nelle 150 parrocchie della città e dei dintorni: “Davvero, ce l’hanno messa tutta!”
“L’accoglienza delle famiglie ci ha davvero commosso”, confida Frère Richard, di Taizé, che parlando croato, ha fatto parte dell’equipe che ha preparato l’incontro ed è arrivata a Zagabria a inizio settembre. “Alcune famiglie hanno sofferto la guerra. Altre sono di rifugiati.
“Tutte hanno compiuto uno sforzo ammirevole. Hanno veramente aperto le porte sia di casa che del cuore. Il cardinal Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria, e i suoi vescovi ausiliari sono stati costantemente al nostro fianco e ci hanno facilitato il lavoro dell’organizzazione. E lo stesso è stato per l’amministrazione comunale e le autorità civili e politiche. Del resto diverse personalità, compreso il Primo Ministro Ivo Salader, ci hanno tenuto a manifestare la loro simpatia e solidarietà attraverso la partecipazione, durante l’incontro, a una preghiera della sera. Anche il Gran Mufti di Croazia, e il rabbino di Zagabria – prosegue frère Richard – hanno voluto, per un momento, unirsi a noi”.
Alle sorgenti del Vangelo attraverso la preghiera
Gli incontri di giovani, organizzati ogni anno in una grande città europea dalla comunità ecumenica di Taizé, si vogliono simili agli incontri sulla collina borgognona: “Inviti ad andare alle fonti del Vangelo attraverso la preghiera, il silenzio, la ricerca”. Chiamati anche “pellegrinaggi di fiducia sulla terra”, vogliono alimentare la speranza. Molti giovani si interrogano, ha ricordato più volte Frère Alois, priore della comunità, nel corso delle meditazioni quotidiane.
“Cresce un’insicurezza materiale, anche nella nostra prospera Europa. La disoccupazione che spinge molti all’emigrazione, la violenza, delle ingiustizie stridenti, squilibri ecologici provano la fiducia nella nostra vita… E tuttavia sono numerosi i segni di speranza. Oggi ci è dato di vederne uno: tanti giovani sono pronti a rendere più visibile l’unità della famiglia umana, sono disposti a non rimanere passivi, ma a mettersi in cammino nella fiducia che un avvenire di pace è possibile”.
Per cinque giorni, superando gli ostacoli di lingua, nazionalità, conflitti storici e confessione religiosa, i giovani riuniti a Zagabria hanno cercato di “trovare le energie per affrontare con coraggio e fiducia il nostro avvenire personale, il futuro delle nostre società e quello della Chiesa”. Ogni mattina, in piccoli gruppi riuniti nelle parrocchie, hanno meditato e discusso la Lettera da Calcutta, scritta da Frère Alois in seguito all’incontro asiatico di ottobre.
Nel pomeriggio hanno partecipato ai diversi laboratori proposti alla Fiera o in città. Le numerose possibilità offerte sono riuscite a soddisfare le curiosità più diverse: alcuni, accolti dal mufti, hanno visitato la moschea; altri scoprivano il folklore croato o la Chiesa ortodossa serba; altri ancora si ritrovavano per uno scambio sulle iniziative di solidarietà…
La stessa passione per la riconciliazione
Natalia, di Mosca, figlia di genitori atei, è stata volontaria a Taizé per otto mesi. La preghiera della comunità – confida – l’ha aiutata ad entrare nella propria tradizione ortodossa. A Jean-Denis e Sébastien, membri della comunità dell’Arca a Ambleteuse, nel Passo di Calais, sono piaciuti soprattutto i gruppi di condivisione e la lunga preghiera della sera: un’ora di canti, letture, celebrazioni della luce e attorno alla croce.
Julien e Aude, ventiduenni parigini, sono degli habitué degli incontri di Taizé e delle Giornate Mondiali della Gioventù. “L’idea è la stessa – riflette Julien – riunire i giovani e dar loro un nuovo slancio spirituale. Ma le GMG sono forse più festaiole, più rumorose; gli incontri di Taizé più silenziosi, più interiori”.
“Senza i fratelli non avremmo mai incontrato i serbi”, testimonia Maryan, un giovane croato la cui parrocchia ha accolto 15 serbi, i “nemici” di ieri. “La nostra storia è complicata”, hanno risposto, pudiche, alcune famiglie ai loro ospiti legittimamente curiosi. “Non si tratta di dimenticare un passato doloroso – ha raccomandato Frère Alois – ma il Vangelo ci chiama a superare la memoria con il perdono, per interrompere la catena che fa perdurare dei risentimenti”.
Con la sua personalità e molta semplicità, Frère Alois ha dato il cambio a Frère Roger. Lo animano la stessa passione per la riconciliazione, l’unità e la pace. “Dio non cessa di cercare la nostra amicizia”, ha dichiarato ai giovani a mo’ di mandato e affidando loro la copia di un’icona copta dell’amicizia. “E quest’amicizia, la viviamo anche tra noi. Il Cristo ci riunisce in una sola comunione, quella della Chiesa. Allarghiamo quindi quest’amicizia, superiamo le separazioni che permangono!”. Il pellegrinaggio di fiducia continua. Prossima tappa, tra un anno, Ginevra.
(1) 20.000 i croati. E poi: 8.000 polacchi, 1.750 italiani, 1.300 rumeni, 1.000 ucraini, 1.500 persone di lingua tedesca. I francesi erano 1.600, tra cui 3 vescovi.
Bernard Jouanno, da Zagabria (Croazia)
La Croix, 1° gennaio 2007