“Proposte2020”
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In settembre abbiamo vissuto una nuova tappa del nostro “cammino di fiducia sulla terra” a Città del Capo. Il Sudafrica è un paese grande e bello; 25 anni fa ha mostrato al mondo la forza della protesta contro l’apartheid e di un percorso di transizione non violenta, anche se ancora oggi il paese è segnato da profonde divisioni fra i gruppi etnici.
In questo contesto è stato un grande segno che 1000 famiglie abbiano aperto le loro porte per accogliere i giovani. Questi giovani si sono messi in cammino per incontrare cristiani di altre provenienze etniche o confessionali. Anche noi, come loro, possiamo trovare il coraggio di andare verso gli altri e di accogliere l’altro, ovunque viviamo!
Metterci in cammino! Ecco la chiamata di oggi. Non lasciamo che lo scoraggiamento ci invada, cogliamo i segni di una vita nuova apportatrice di avvenire che sono intorno a noi. Siamo attenti alle inziative inedite… anche se non sempre rigorosamente elaborate e talvolta provvisorie: andando avanti si trova.
IIn occasione del nostro incontro europeo a Wrocław, ho scelto come titolo delle “Proposte 2020” una frase ispirata dalla vita di una donna polacca, Urszula Ledochowska-una santa fra i testimoni di Cristo ed una cittadina d’Europa in anticipo sui tempi! Parlando della sua vita, qualcuno diceva: “Sempre in cammino, mai sradicata.”
Siamo già stati a Wrocław: trent’anni fa, nel dicembre 1989, la Polonia ospitò il primo incontro europeo dell’est della “cortina di ferro”. Quando il muro di Berlino cadde, l’entusiasmo di una libertà ritrovata segnò ogni spirito umano. Da allora il mondo è cambiato: ho una grande fiducia che le giovani generazioni apriranno nel nostro tempo altri percorsi di libertà e di giustizia.
Nella vita e nella fede, siamo dei pellegrini, talvolta anche degli stranieri sulla terra. Nel tempo della prova e della gioia, ricordiamo che Dio è fedele e che ci invita a perseverare nel nostro impegno, lui che già prepara un avvenire di pace.
La nostra comunità di Taizé ha vissuto, nel 2019, un difficile processo nel constatare la verità circa aggressioni sessuali che coinvolgevano nostri fratelli. Perseguendo un cammino di fiducia, ci auguriamo che sia fatta piena luce e che le persone parlino. Per maggiori informazioni
1. Sempre in cammino… pronti a nuove partenze
Il Signore disse ad Abramo: “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò.” (Genesi 12,1)” (Genesis 12:1) (Genèse 12, 1)
Attraverso la fede, rispondiamo ad una chiamata e ci mettiamo in cammino, ricordandoci che un nuovo inizio è sempre possibile, sia in situazioni di benessere o di fronte a difficoltà che sembrano insormontabili.
Nei primi capitoli della Bibbia, troviamo la storia della vocazione di un uomo. Abramo è chiamato a lasciare tutto e partire, senza sapere dove andare. Insieme a sua moglie Sara, diventa pellegrino, animato dalla fiducia che Dio li guiderà.
Una volta arrivati nella nuova terra chi Dio ha loro donato, Abramo e Sara abiteranno sotto una tenda, come se fossero ancora in cammino. Ma alla fine, le loro tribolazioni si trasformano in benedizioni: Abramo e Sara scoprono ciò che non avrebbero potuto trovare restando a casa loro.
La Bibbia è segnata da questa dinamica: mettersi in cammino per un avvenire che Dio prepara. La strada può essere seminata di insidie – quando il popolo di Dio lascia l’Egitto, vagabondò per quarant’anni.
E Dio stesso si fa pellegrino; egli conduce ed accompagna il suo popolo: “Io sono con te e ti proteggerò dovunque tu andrai” (Genesi 28,15).
Guidando il suo popolo attraverso il deserto, Dio gli insegna ad ascoltare la sua voce ed apre a lui inaspettate possibilità.
- Leggiamo o rileggiamo, da soli o con altri, qualche passo biblico in cui Dio ci invita a metterci in cammino: Genesi 28, 10-15; Esodo 13, 17-22; Salmo 126; Isaia 43, 1-2; Matteo 2,13-23; Luca 10, 1-9; Atti degli Apostoli 11, 19-26.
2. 2. Sempre in cammino…pienamente presenti verso le persone intorno a noi
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro,
perché erano come pecore che non hanno pastore. (Marco 6,34)
Gesù presenta se stesso come pellegrino, che “non ha dove posare il capo” (Matteo 8,20). Si è messo in cammino per annunciare questa buona notizia: Dio è vicino, la sua azione trasforma il mondo. Egli ci invita a nostra volta a partecipare a questo progetto di rinnovamento per la famiglia umana.
Attraverso la sua vita, Gesù Cristo ha fatto vedere da dove iniziare: essere attenti ai più piccoli ed ai più vulnerabili. Se Gesù riusciva ad avere questa grande attenzione verso gli altri è perché era profondamente ancorato a Dio. In ogni momento della sua vita, si lasciava guidare dallo Spirito Santo.
Venendo nel mondo, Cristo ha condiviso pienamente la nostra condizione umana. Con la sua morte sulla croce, è andato fino all’estrema sofferenza ed ha rivelato la sua assoluta fedeltà verso Dio e verso di noi. Con la sua risurrezione, diventa il testimone di un nuovo inizio che Dio, nel suo amore, dona all’umanità.
Sconcertati dalle violenze e dalle umiliazioni, numerosi sono quelli che si sentono come stranieri sulla terra. Seguendo Cristo, i cristiani mettono la loro fiducia in Dio e questo li porta a non scivolare nell’indifferenza ma essere in presa diretta con la realtà, solidali ed impegnati.
Nel II° secolo, una lettera di autore ignoto diceva dei cristiani: “Vivono nella loro patria, ma come forestieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera.” (Lettera a Diogneto)
- Cerchiamo un impegno concreto per esprimere nella nostra vita l’attenzione di Cristo verso i più poveri.
- In collaborazione con le Chiese locali, raduniamoci regolarmente per una preghiera comune incentrata sulla croce e la risurrezione di Cristo.
3. Sempre in cammino…insieme con gli esuli.
Quando un forestiero dimorerà presso di voi nella vostra terra, non lo opprimerete. Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. (Levitico 19, 33-34)
Nel mondo intero, donne, uomini e bambini sono costretti a fuggire dal loro paese o decidono di cercare altrove un avvenire migliore. La loro motivazione è più forte di tutte le barriere che si alzano davanti a loro.
Tutti noi ci auguriamo che le specificità delle nostre culture siano salvaguardate, ma l’accoglienza dell’altro non è forse uno dei doni più belli dell’umanità? Naturalmente, l’arrivo di persone straniere pone questioni complesse. L’afflusso dei migranti deve essere gestito; tuttavia, se da un lato crea difficoltà, può anche essere una opportunità.
Può anche succedere che vivendo nella stessa città, lo stesso quartiere, lo stesso paese, talvolta per generazioni, le persone rimangono come estranee tra di loro. Ed anche fra coloro che condividono gli stessi riferimenti culturali, ci possono essere profonde incomprensioni. Potremo allora provare ad incontrare quelle persone che non hanno le nostre stesse priorità o convinzioni?
Mettendoci in cammino verso gli altri, sia le persone arrivate da lontano sia quelle che vivono al nostro fianco ma che non conosciamo, saremo senza dubbio in grado di capire meglio quello che pensano diversamente da noi.
- Per non accontentarci delle informazioni o delle statistiche, utilizziamo un po’ di tempo per conoscere la situazione di un migrante o di una famiglia venuta da fuori, per ascoltare e capire la loro storia e il loro percorso.
- Fra i giovani, anche fra quelli che materialmente non mancano di nulla, ve ne sono che sembrano non avere alcuna appartenenza. I legami familiari sono rotti creando così grandi stati di solitudine, spesso invisibili. Cerchiamo di essere attenti a loro, di accompagnare queste persone, spesso molto vicino a noi, che soffrono un esilio interiore.
4. Sempre in cammino… come parte dell’intera creazione
Sono sazi gli alberi del Signore, i cedri del Libano da lui piantati. Là gli uccelli fanno il loro nido e sui cipressi la cicogna ha la sua casa. (…) Quante sono le tue opere, Signore! Le hai fatte tutte con saggezza; la terra è piena delle tue creature. (Salmo 104)
Di fronte all’enorme pericolo che grava sul nostro meraviglioso pianeta, molti giovani – ma anche meno giovani – si sentono impotenti e scoraggiati. E nel prossimo futuro, le catastrofi climatiche costringeranno ancora più persone a lasciare la propria casa.
Eppure, la fede ci invita a resistere al fatalismo ed all’angoscia. All’inizio della Bibbia leggiamo: “Il Signore Dio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo
coltivasse e lo custodisse.” (Genesi 2,15). Con questo brano poetico, la Bibbia sottolinea che, nell’opera creatrice di Dio, riceviamo una particolare responsabilità, quella di prenderci cura della terra e di preservarla. Riscoprire che siamo parte integrante della Creazione rende più umana la nostra vita.
La nostra terra è un dono prezioso del Creatore che noi possiamo ricevere con gratitudine e con gioia. La terra è la nostra casa comune e Dio ci chiama a vegliare su di essa per il bene di tutte le creature e delle generazioni future.
Di fronte all’emergenza climatica stiamo assistendo a molteplici iniziative. Con queste stanno cambiando sempre di più la coscienza collettiva. Certamente, il solo livello dell’approccio individuale non è sufficiente. Ma è condizione indispensabile per il cambiamento.
- Ciascuno di noi è invitato ad agire al proprio livello: rivediamo il nostro modello di vita, semplifichiamo ciò che possiamo, siamo attenti alla bellezza della creazione.
- In vista della salvaguardia della creazione, una testimonianza comune delle differenti confessioni cristiane è possibile. Tale urgenza non costituisce forse un appello per ritrovarsi intorno ad una iniziativa ecumenica? Qualcosa già esiste: una iniziativa è la rete di “chiese verdi”, a cui Taizé ha aderito nell’estate del 2019. (vedi www.taize.fr/eco)
5. Sempre in cammino… sempre interiormente ancorati
Gesù disse: “Quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.” (Matteo 6,6)
Come “stranieri e gente di passaggio sulla terra” (Ebrei 11,13), abbiamo bisogno di trovare un luogo di ancoraggio interiore dove poter essere noi stessi. Questo ancoraggio non potrebbe compiersi nella preghiera, in un dialogo di amicizia con Cristo?
È vero che la nostra fiducia in Dio può essere fragile. Ma la Chiesa non potrebbe essere una comunità dove poter essere di sostegno gli uni gli altri, condividere i nostri dubbi e le domande e sostenerci reciprocamente nella ricerca?
Ritornare costantemente a questa comunione con Dio consente una grande libertà. Con il suo amore, Dio ci vuol fare uscire dalle nostre schiavitù, individuali e collettive, aiutarci a lasciare ciò che ostacola il nostro cammino.
Come fare ad essere sempre in cammino senza essere sradicati? Sarà forse lasciando crescere in noi la convinzione che il Regno di Dio inizia già a germogliare dentro di noi e fra di noi?
Si, c’è un posto dove riposare il nostro cuore. È come un centro di gravità interiore dove, dice Gesù, “troverete ristoro per la vostra vita” (Matteo 11,29).
anche nelle nostre notti…
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