11 giugno 2012
Questo articolo è la continuazione d’un brano della "Lettera 2012 - Verso una nuova solidarietà", in cui frère Alois ha scritto:Dobbiamo riconoscere che noi cristiani spesso offuschiamo questo messaggio di Cristo. In particolare, come possiamo irradiare la pace rimanendo divisi fra di noi?
Il mondo di oggi assume l’individuo come punto di partenza. I nostri contemporanei hanno un forte senso di uguaglianza, vedi somiglianza, fra tutti gli umani, e sono impazienti con tutte le distinzioni naturali o culturali. Ognuno dovrebbe essere (...)
18 giugno 2009
Prima di diventare una parola del credo, della teologia e del catechismo, «Chiesa» è una parola biblica. Quanto segue non è una meditazione sulla Chiesa, ma un tentativo di ritrovare come i lettori del Nuovo Testamento intendevano questa parola, con la speranza di restituirle un po’ della sua prima freschezza.
La parola ekklesia appare più di duecento volte nella Bibbia greca che leggevano la maggior parte dei cristiani dei primi secoli. Ciò che può sorprenderci, è che si trova nell’Antico quasi tante volte come nel Nuovo Testamento. Nella versione (...)
18 giugno 2009
Dopo un ventesimo secolo in cui tante speranze sono rimaste deluse, in cui tante attese sono state sviate, come parlare di quel che possiamo fare per cambiare il mondo o migliorarlo? Il discorso disincantato è il solo possibile? La rassegnazione sarebbe sapienza? L’abdicazione sarebbe vista come lucidità? Bisognerebbe raggiungere le fila dei fatalisti per essere intelligenti? Chi dà il meglio delle sue energie sarebbe condannato un giorno a dire, come il servo sofferente d’Isaia: «Invano ho faticato?».
Porsi queste domande, è alla fine porre la (...)
9 maggio 2009
Di fronte al miracolo della vita, del nostro corpo così complesso e così ben «tessuto» (Salmo 139), molte persone si dicono che nell’essere umano si trova una specie di scintilla divina per farlo vivere. È stupefacente che la nostra mentalità moderna così segnata dalla scienza ricada sulle stesse conclusioni della «medicina» dell’Antico Testamento. Sì, secondo la Bibbia, Dio dona un Soffio all’essere umano, e in quel Soffio di vita Dio può rendersi presente (vedi Genesi 2). Soffio e Spirito sono una e medesima parola nell’ebraico antico.
Il desiderio (...)
16 febbraio 2009
Il soffio di Dio in noi è gioia profonda. Quando siamo felici, siamo in accordo con Dio. Ma quando altri soffrono, la nostra felicità è in disaccordo con la loro sofferenza. Per questo l’apostolo Paolo scrive: sì, «rallegratevi con quelli che sono nella gioia», ma anche «piangete con quelli che sono nel pianto» (Romani 12,15). La gioia è certo ciò per cui noi siamo fatti. Ma di fronte alla sofferenza degli altri, è piangendo che siamo nella verità.
La felicità può essere offensiva per coloro che ne sono esclusi. La soddisfazione di chi è riuscito in (...)
11 ottobre 2008
Dialogare con cristiani di altre confessioni, è imparare a diventare partner piuttosto che avversari. Non si tratta di farsi delle reciproche concessioni, come in diplomazia. Si tratta di cercare insieme di scoprire, nella maniera più completa possibile, il volto di Cristo, la sua volontà per il mondo, per la Chiesa, per la famiglia umana tutta intera. Nessuna tradizione può avere la pretesa di possedere tutto del Cristo. Rendersi consapevoli di questo, è scoprire che abbiamo bisogno gli uni degli altri per far brillare il suo volto in tutto il (...)
2 luglio 2008
È «passando» (Marco 1,16 e 2,14) che Gesù notò i suoi primi discepoli e li chiamò. C’è, in questo «passando», un soffio di libertà. Gesù non ha una strategia ben definita; vede i suoi futuri discepoli, li chiama. Gli dice molto poco su quel che si aspetta da loro, molto poco anche su ciò che possono attendersi da lui. Scopriranno poco a poco. Gesù vuole che siano liberi come lui. O piuttosto: liberi al suo stesso modo.
«Tu, seguimi!»: sono le ultimissime parole di Cristo nei vangeli (Giovanni 21,22). Risorto, continua a chiamare alla sua sequela. Viene (...)
7 maggio 2008
Ci sono ferite che non si dimenticano. In certe situazioni tragiche, il cammino verso la guarigione sembra passare attraverso una presa di coscienza della profondità del male più che attraverso la dimenticanza. Non si evacua il male – in ogni modo rimane –, ma si può non sottrarvisi per lasciarlo poco a poco inabissarsi nell’amore, poi trasformarsi. Se l’Antico Testamento parla dell’ira di Dio, è che Dio ha male e il suo amore verso Israele è ferito dalle infedeltà del suo popolo.
Ora, il più straordinario della storia biblica – è la scoperta dei (...)
7 maggio 2008
«Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia» (Matteo 5,7). Ai misericordiosi, Gesù promette nient’altro che quello che già vivono: la misericordia. In tutte le altre beatitudini, la promessa contiene un di più, porta più lontano: coloro che piangono saranno consolati, i cuori puri vedranno Dio. Ma che cos’è che Dio potrebbe dare di più ai misericordiosi ? La misericordia è pienezza di Dio e degli umani. I misericordiosi vivono già della vita stessa di Dio.
«Misericordia» è una vecchia parola. Durante la sua lunga storia, ha acquisto un senso (...)
19 febbraio 2008
Quando si tratta di una riconciliazione tra individui o gruppi in nome della fede, si sente talvolta esprimere il timore che quella porti a una uniformità che intaccherebbe la specificità di ogni parte. Non si perderebbe forse quel che c’è di più autentico nel proprio cammino? Peggio ancora, la parte più forte non rischia di fagocitare gli altri imponendo la propria visione delle cose?
Un timore simile misconosce la visione dell’unità che è propria della prospettiva biblica e che si trova agli antipodi delle nostre idee abituali. Il nostro mondo (...)
14 novembre 2007
Quantunque si guardi la fede in generale come una religione, poiché si tratta del rapporto con quest’Assoluto che si chiama Dio, questa nozione non si rivela molto utile per coglierla nel suo carattere unico. Sarebbe allora una spiritualità? Sì, nel senso in cui essa offre un cammino personale e vissuto d’approfondimento del senso dell’esistenza. Tuttavia, questo cammino non è lasciato alla sola discrezione dell’individuo, non è fatto d’elementi da prendere o lasciare a seconda dei propri capricci. È un pellegrinaggio sulle orme di Cristo, e mette (...)
6 ottobre 2007
Ciò che sembrava andasse da sé nella tradizione ebraica e quella del Nuovo Testamento fa difficoltà in questo tempo di forte individualismo. All’inverso del “ciascuno per sé”, ogni essere umano era considerato come rappresentativo dell’umanità, dell’umanità vista come un’unità, non astrattamente, ma una realtà di ordine spirituale. Ciò ci è difficile da immaginare oggi.
Abbiamo tuttavia delle esperienze di stretta solidarietà umana, di profonda comunione, in cui avvertiamo che l’umanità è una e che ogni essere umano può offrirne una figura. Pensiamo al (...)
6 ottobre 2007
Nel Nuovo Testamento, la fede assume dapprima la forma di un movimento. Essa consiste in un processo, quello di «venire a Gesù». Forse dovremmo anche dire che prima d’essere un «movimento verso», esso è più fondamentalmente una sete, un desiderio: «Chi ha sete venga a me e beva chi crede in me» (Giovanni 7,37). Se in questo testo, san Giovanni mette in parallelo «venire a» e «credere in» (vedi 6,35), allo stesso tempo egli sa che questo «venire a Gesù» dipende nel fondo di una segreta attrazione che il Padre ha già esercitato sul cuore (6,44).
In primo (...)
26 giugno 2007
In questo tempo di marketing, abbiamo imparato a diffidare da quelli che ci promettono buone cose. In questo contesto, la parola del Nuovo Testamento «evangelizzare» può far paura. Ci si trova a disagio a proporre la propria fede a qualcun altro, come se si trattasse di un prodotto di vendita. E abbiamo un senso così affinato del rispetto dell’altro che non vogliamo dare l’impressione d’imporre le nostre idee o cercare di convincere. Soprattutto quando si tratta di un tema così intimo come la fiducia in Dio.
Ma sappiamo veramente ciò che il Nuovo (...)
26 maggio 2007
La bibbia ci disegna il ritratto di un Dio che è Amore e che vuole per gli esseri umani una vita sovrabbondante. Se questa certezza viene a noi grazie al Cristo Gesù, essa si trova già in filigrana nelle Scritture d’Israele. La Bibbia comincia con il racconto della creazione, mettendo in scena un Dio che, lungi dal custodire i suoi beni gelosamente per sé, desidera condividere tutto con gli altri esseri che egli chiama all’esistenza. Con il seguito troviamo il cuore della fede d’Israele, l’epopea di Dio che libera un gruppo di schiavi e ne fa il (...)
26 marzo 2007
Tra i numerosi discepoli che lo seguivano, Gesù ne designò dodici per stare più vicini a lui, per condividere e continuare la sua missione. Non è alla leggera che istituì questo gruppo dei dodici apostoli, ma lo ha fatto dopo aver pregato tutta la notte.
Però, a un dato momento, Gesù si rese conto di un rovesciamento in Giuda, uno dei dodici. Gesù comprese che si staccava interiormente da lui, e anche che lo avrebbe «tradito», come dicono i vangeli. Secondo il vangelo di Giovanni, già in Galilea, molto prima degli avvenimenti di Gerusalemme che (...)
29 novembre 2006
È attraverso il tema della città che la Bibbia affronta questa questione. Nel libro della Genesi, questa è vista con sospetto. Caino, uomo di violenza, diventa il primo costruttore di città (Genesi 4,17). Poi Babele e Sodoma sono luoghi dove gli esseri umani perseguono una falsa autonomia dimenticando la Sorgente della loro esistenza. Contrariamente a questi tentativi, i credenti, a imitazione di Abramo (vedi Genesi 12,1-4), vivono come pellegrini in cammino verso altri orizzonti, con la sola fede per bussola.
Più tardi un’altra città fa la sua (...)
17 ottobre 2006
«Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato» (Luca 6,37). È possibile mettere in pratica questa parola del Vangelo? Non è forse necessario giudicare, se non ci si vuole arrendere di fronte a ciò che non va? Ma questo appello di Gesù si è profondamente inciso nei cuori. Gli apostoli Giacomo e Paolo, del resto così diversi, vi fanno eco quasi con le stesse parole. Giacomo scrive: «Chi sei tu che ti fai giudice del tuo prossimo?» (Giacomo 4,12). E Paolo: «Chi sei tu per giudicare un servo (...)
24 giugno 2006
Per molti nostri contemporanei, la fede in un Dio onnipotente o onnisciente si concilia male con una vera libertà di scelta data agli esseri umani. Se Dio conosce tutto quello che succederà e se ha un disegno per la sua creazione, a che cosa serve rompersi la testa per sforzarsi di fare le scelte autentiche?
Innanzitutto, la nozione di un «disegno» o di un «progetto» di Dio non significa che ci sia una specie di libro dove tutto sia scritto in anticipo. Ciò vuol semplicemente dire che l’esistenza dell’universo e le nostre vite non sono il frutto (...)
23 giugno 2006
L’Antichità vedeva il mondo come una casa a tre piani: in alto il cielo, dimora di Dio e dei suoi angeli, sottoterra il regno dei morti, e in mezzo la terra, popolata da piante, animali e uomini. In un simile universo, l’importanza dell’essere umano sembrava andare da sé. Situato tra il mondo divino e il mondo creato, era chiamato ad essere mediatore tra i due.
La scienza moderna ha radicalmente trasformato questo modo di vedere. Perduti come siamo su un piccolo pianeta che gira attorno a una stella tra miliardi, in una galassia media in un (...)
14 marzo 2006
Un giorno, delle persone conducono da Gesù dei bambini affinché li benedica. I discepoli vi si oppongono. Gesù s’indigna e ingiunge loro di lasciare che i bambini vadano a lui. Poi disse loro: «Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso» (Marco 10,13-16).
È utile ricordarsi che, un po’ prima, è a questi stessi discepoli che Gesù aveva detto: «A voi è stato confidato il mistero del regno di Dio» (Marco 4,11). A causa del regno di Dio, hanno lasciato tutto per seguire Gesù. Cercano la presenza di Dio, vogliono far parte del suo (...)
23 novembre 2005
Un cristiano deve credere all’esistenza dell’inferno?
Ci fu un tempo in cui la predicazione cristiana comportava una menzione obbligatoria dell’inferno in riferimento ai cristiani tiepidi o refrattari. Oggi, invece, la nozione stessa di un tale luogo di castigo scandalizza, tanto sembra contraddire la fede in un Dio di amore. Cristo potrebbe veramente consentire alla perdita definitiva di qualcuno per il quale ha dato la sua vita fino in fondo?
Ogni riflessione sul senso di questa difficile dottrina deve iniziare da una constatazione (...)
5 luglio 2005
Un buon conoscitore degli scritti dei primi cristiani ha fatto notare che bisognava aspettare il IX secolo per trovare un’opera sull’Eucaristia. Prima di questo periodo, se i riferimenti all’Eucaristia sono frequenti e di prima importanza, questa non è oggetto di un trattato. Il fatto è che, per i primi cristiani, l’Eucaristia non è mai presa isolatamente. Essa è sempre unita all’insieme del mistero della fede, del quale è la sintesi. Se un punto essenziale della fede viene contestato, è l’Eucaristia che servirà da riferimento per mostrare ciò che è (...)
11 maggio 2005
Il Vangelo riguarda solo i cristiani?
Secondo le parole di Cristo, il Vangelo è per tutta l’umanità: «Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura» (Marco 16,15). Però oggi l’idea di missione imbarazza. Il mondo intero dovrebbe adottare la nostra religione cristiana? La missione non nasconde un desiderio di dominio? L’espansione del cristianesimo è talvolta andata di pari passo con le guerre di conquista. Gesù ha inviato i suoi discepoli «come agnelli in mezzo ai lupi» (Luca 10,3), e certi cristiani si sono talvolta comportati (...)
18 marzo 2005
Che cosa ha voluto esprimere Gesù lasciandoci l’Eucaristia?
Il cuore del messaggio cristiano è l’annuncio della comunione, una vita condivisa con Dio che ha come conseguenza una solidarietà tra gli esseri umani, tutti figli e figlie di uno stesso Padre. Nella sua vita sulla terra vissuta come uno di noi, Gesù non solo ha invitato gli uomini ad aprirsi a questo messaggio, ma lo ha concretizzato con la sua esistenza: «Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di Colui che mi ha (...)
20 novembre 2004
Perché bisogna credere per essere salvato?
«Il vangelo è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Romani 1,16). La salvezza è la liberazione da ciò che sfigura, sminuisce, distrugge la vita. E la forza di cui Dio si serve per salvare è «il vangelo di suo Figlio» (Romani 1,9). Questo vangelo, buona notizia, rivela un Dio che dona tutto: il suo perdono, la sua vita, la sua gioia. Per questo la salvezza non è riservata solo a coloro che rispondono a certe condizioni. È per i buoni e per i cattivi, i sapienti e gli stolti. Dio salva «tutti (...)
16 ottobre 2004
Perché l’amore dei nemici si trova al cuore del Vangelo?
Nel capitolo 6 del Vangelo di Luca, dopo le Beatitudini, Gesù esorta lungamente i suoi discepoli a rispondere all’odio con l’amore (Luca 6,27-35; cfr: Matteo 5,43-48). Collocato qui, questo testo fa capire che Luca vede nell’amore per gli avversari la caratteristica dei discepoli del Cristo.
Le parole di Gesù indicano due modi di vivere. Il primo è quello dei «peccatori», detto altrimenti, di quelli che si comportano senza alcun riferimento a Dio e alla sua Parola. Essi agiscono verso gli (...)
16 ottobre 2004
Cosa dice la Bibbia sulla sofferenza degli innocenti?
L’obiezione di Ivan Karamazov, nel celebre romanzo di Dostoievski, resta per molti il più grande ostacolo alla fede in un Dio d’amore: ci si può fidare di Dio in un mondo dove dei bambini sono torturati? Se Dio è buono, come può permettere la sofferenza degli innocenti?
Testimone della ricerca spirituale dell’uomo lungo i secoli, la Bibbia stessa è alle prese con questa domanda. I salmi ci presentano lo smarrimento dei fedeli di fronte alla felicità dei malvagi e all’infelicità dei giusti: (...)
16 ottobre 2004
Perché Gesù chiama «nuovo» il comandamento di amarci gli uni gli altri?
Una volta sola Gesù ha definito un comandamento come «nuovo». La sera della sua passione, ha detto ai suoi discepoli: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi gli uni gli altri» (Giovanni 13,34). In che cosa è nuovo questo comandamento? L’amore vicendevole non è già stato richiesto dal comandamento antico: «Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Levitico 19,18)?
Gesù dà all’amore una nuova misura. Dice «come io vi ho amati» nel (...)
16 ottobre 2004
Quale relazione con Dio esprimono le parole temere Dio?
Parole diverse esprimono la nostra relazione con Dio, possiamo credere in lui, amarlo, servirlo. Talvolta si dice anche temere Dio. Questa espressione è difficile da capire, ma essa non è rara nella Bibbia, vale la pena fare lo sforzo di una lettura attenta di qualche testo per cercare di coglierne meglio il senso.
C’è dapprima il timore come sottofondo di tutte le religioni. Le manifestazioni del divino producono emozioni forti, giungendo fino al panico e al terrore. La divinità (...)
16 ottobre 2004
Perché uno strumento di morte è diventato il simbolo del cristianesimo?
La morte è il più grande enigma della condizione umana. Tutto quello che abbiamo costruito per lunghi anni, tutto ciò che è bello nell’esistenza umana sembra andarsene in fumo nello spazio di un istante. Ed ecco che al centro delle fede cristiana, troviamo il simbolo di una morte violenta.
In verità, sin dall’inizio, la morte non è al centro del Vangelo. La fede incomincia con l’annuncio di una Vita più potente della morte: «È risorto!». È alla luce della risurrezione che la (...)
16 ottobre 2004
Qual è la sorgente della speranza cristiana?
In un tempo in cui spesso si fatica a trovare delle ragioni per sperare, coloro che mettono la propria fiducia nel Dio della Bibbia hanno più che mai il dovere di «rispondere a chiunque domandi ragione della speranza che è in loro» (1 Pietro 3,15). Spetta a loro cogliere ciò che la speranza della fede contiene di specifico, per poter viverlo.
Ora, anche se per definizione la speranza guarda al futuro, per la Bibbia essa si radica nell’oggi di Dio. Nella Lettera 2003, frère Roger lo ricorda: «[La (...)
16 ottobre 2004
Dobbiamo provare rimpianto per i nostri peccati?
Nel momento in cui l’apostolo Pietro si rese conto di quello che aveva fatto rinnegando il Cristo, «pianse amaramente» (Matteo 26,75). E alcune settimane dopo, il giorno di Pentecoste, ricordò agli abitanti di Gerusalemme quanto fosse scandalosa l’esecuzione di Gesù innocente. Ed essi, «all’udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: "Che cosa dobbiamo fare, fratelli?"» (Atti 2,37). Il rimpianto si attacca agli errori come un’ombra di cui è difficile (...)
16 ottobre 2004
Il battesimo è necessario per entrare nella vita cristiana?
Per comprendere il senso del battesimo in tutta la sua ampiezza, bisogna guardare come era vissuto dai primi discepoli di Cristo. Durante la prima Pentecoste cristiana, coloro che stanno ascoltando Pietro sono feriti nel più profondo di se stessi al comprendere che non hanno saputo discernere in Gesù l’Inviato di Dio. Sotto il peso del rimpianto essi chiedono agli apostoli: «Che dobbiamo fare?». E Pietro risponde: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, (...)