Testo biblico con commento
Dicembre
Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo. Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. 2Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. 3Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: "Tu siediti qui, comodamente", e al povero dite: "Tu mettiti là, in piedi", oppure: "Siediti qui ai piedi del mio sgabello", 4non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi? 5Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano? 6Voi invece avete disonorato il povero! Non sono forse i ricchi che vi opprimono e vi trascinano davanti ai tribunali? 7Non sono loro che bestemmiano il bel nome che è stato invocato sopra di voi? 8Certo, se adempite quella che, secondo la Scrittura, è la legge regale: Amerai il prossimo tuo come te stesso, fate bene. 9Ma se fate favoritismi personali, commettete un peccato e siete accusati dalla Legge come trasgressori. (Giacomo 1,27–2,9)
Amare il prossimo è la chiave per un cristianesimo ben compreso e ben vissuto. Giacomo lo riassume così: Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo (Giacomo 1,27).
Giacomo ci avverte di non lasciarci contaminare dal mondo. Che cosa significa? Il mondo non è qui per essere inteso come un luogo geografico, ma come uno stato d’animo. “Il mondo” assegna un valore a ciascuno, secondo criteri superficiali.
Il verso 2,1 è difficile da tradurre. Una buona variante sembra essere questa: Miei fratelli e sorelle, non trovate nei segni esteriori la prova attendibile della gloria conferita da nostro Signore Gesù Cristo. Il verbo greco “trovate nei segni esteriori”, tradotto qui sopra con “favoritismi personali”, contiene la parola prosôpon che significa, tra l’altro, la maschera indossata dagli attori a teatro. Giacomo offre due esempi di questi segni esteriori, ma superficiali, nel versetto seguente: la veste scintillante e lo splendore dell’anello d’oro.
Lasciarsi contaminare dal mondo è quindi lasciare che il nostro sguardo sia abbagliato dall’oro e dalla ricchezza, a volte letteralmente. Allora tratteremo meglio nostro fratello o sorella che brilla e porta una bella maschera, e meno bene il fratello o la sorella meno abbienti. Si tratta letteralmente di una bestemmia (Giacomo 2,7).
Questo atteggiamento è l’opposto di quello di Dio, per il quale ciascuno conta. “Amare gli altri come se stessi” è una chiamata a vedere gli altri secondo lo sguardo di Dio, che dice a tutti, senza eccezione: Tu sei prezioso ai miei occhi, sei degno di stima e io ti amo (Isaia 43,4). I giudizi fatti secondo lo spirito del mondo sono una cecità che impedisce questo sguardo.
Dio ama tutti, specialmente i poveri. Certo, dire “tutti sono uguali, soprattutto i poveri” è un paradosso. È perche lo “spirito del mondo” è onnipresente. Sbarazzarsene è quasi impossibile. Dio lo dice a Isaia: I miei pensieri non sono i vostri pensieri e le mie vie non sono le vostre vie (Isaia 55,8). Smettere di pensare per categorie umane e vedere gli altri come li vede Dio richiede un’attenzione costante, e probabilmente una buona dose di Spirito Santo
Seguendo Dio, siamo quindi chiamati a compensare l’ingiustizia del “mondo” prestando particolare attenzione a non sminuire il povero. Un biblista inglese, Richard Bauckham, lo riassume così:
“La sollecitudine paterna di Dio per i poveri (Salmo 68,6-7) è legata alla giustizia. Egli assicura la giustizia a coloro che ne sono privati dai potenti, a coloro dei quali i ricchi ne approfittano (Salmo 146, 7-9; Giobbe 5,15-16). In altre parole, l’imparzialità di Dio esige appunto la sua azione specifica in favore dei poveri. Si noti che nella lettera di Giacomo i poveri non sono considerati (non più che altrove nella Bibbia) come semplici sfortunati, ma come coloro che i ricchi hanno trattato ingiustamente (Giacomo 2,6; 5,4).”
Notiamo ancora che non c’è nessun bisogno d’essere ricco per pensare come un ricco. Il problema non è tanto la quantità di ricchezze quanto lo stato d’animo di valutare le persone in base alla loro ricchezza o ad altri segni esteriori.
Non lasciarsi contaminare dal mondo non è dunque un invito all’isolamento, al ripiegamento in una cittadella di “puri”. È, al contrario, un’esortazione ad andare incontro all’altro. Il mondo giudica secondo le apparenze, il cristiano dovrebbe poter andare oltre e vedere più in profondità. Perché al di là delle categorie superficiali suggerite dalla società, rimane l’invito a riconoscere tutti come mio fratello o mia sorella.
Tendo a dare importanza o a squalificare le persone subito in base al loro aspetto?
Come faccio a mettere a tacere quella parte di me che mi spinge a prestare più attenzione a chi è ricco, influente o brillante?
C’è stato un tempo in cui ho agito deliberatamente contro lo spirito del mondo, in nome dell’Amore di Dio per i deboli, gli esclusi e i vulnerabili?